A quanto ammonta nel concreto l’aumento delle pensioni per il mese di luglio, ecco il punto della situazione
La modifica del sistema previdenziale e pensionistico italiano, continua a essere al centro del dibattito politico e pubblico. Il traguardo resta evitare il ritorno definitivo della riforma Fornero. Ma le strettoie evidenti dei conti pubblici da rispettare e le risorse che non coprono nemmeno le spese previste per mantenere gli impegni presi dal governo per i prossimi anni, non lasciano molto spazio di manovra. Connesso a questo argomento poi c’è il progetto di aumentare definitivamente gli assegni delle pensioni minime. Ultima indicazione sul tema risale alla previsione di spesa della legge di bilancio 2023, che però non si è ancora concretizzata.
La cause del ritardo sono da ricercare nella dilazione delle prassi organizzative dell’Inps e nella bisogno di svolgere senza errori di tutti i calcoli collegati alle pensioni di milioni di titolari con assegni mensili ben più esigui della soglia di 600 euro. In questi giorni sono arrivate finalmente delle buone notizie per i titolari di trattamenti meno consistenti. Si approssima poi il versamento delle mensilità aggiuntiva (la quattordicesima) per almeno o 3 milioni di titolari di pensioni medie e basse. Quindi il prossimo cedolino sarà molto più consistente per tantissimi pensionati.
Pensioni di luglio in arrivo gli aumenti
A fruire degli incrementi di luglio sono gli assegni minimi, sotto o fino a 563,74 euro. Così dopo 6 mesi si realizzano gli aumenti previsti. La crescita più ampia è per i trattamenti dei pensionati oltre i 75 anni. L’effetto è, in alcuni casi, un cedolino del mese di luglio più consistente, considerando oltre alla somma consueta, la quattordicesima e gli adeguamenti delle minime, per le quali saranno pagati anche gli arretrati da gennaio a giugno.
Per chi ha meno di 75 anni gli incrementi saranno dell’1,50 per cento, di fatto una crescita di 8,46 euro al mese. A questa somma si aggiungono gli arretrati da gennaio a giugno, in totale circa 51,50 euro. Per chi più di 75 anni, invece, le pensioni minime, crescono del 6,40 per cento al mese, cioè 36,08 euro in più. Anche loro avranno gli arretrati per un valore complessivo di circa 210 euro. Se nel corso dell’anno 2023 il titolare compie 75 anni, l’aumento sarà pagato dal mese successivo al compimento dell’età.
Questi incrementi hanno carattere eccezionale e saranno in vigore fino al mese di dicembre. Per l’anno prossimo l’aumento previsto sarà del 2,7 per cento per tutte le pensioni minime, a prescindere dell’età del titolare della pensione. A conti fatti le pensioni minime, nel periodo tra luglio e dicembre saranno di 572,74 euro, per chi ha meno di 75 anni, mentre avrà un assegno di 599,82 euro chi ha più di 75 anni, compresa la tredicesima e considerando i trattamenti erogati da altri Enti.
Altre notizie per i pensionati
Alle somme incrementate accennate si devono aggiungere le entrate relative alla quattordicesima mensilità, che interessa circa 3 milioni di pensionati con trattamenti medi e bassi. La mensilità aggiuntiva spetta i titolari di pensioni della Gestione privata, della ex Enpals, della Gestione pubblica con versamenti liquidati con sistema IVS, della Gestione INPGI con trattamenti liquidati con sistema IVS. Sono escluse le prestazioni di tipo assistenziale (assegno sociale e invalidità civile, per esempio), le pensioni exsportass, e così via.
L’importo si differenzia in base alla fascia di reddito del beneficiario se fino a 1,5 volte il trattamento minimo o 2 volte il trattamento minimo con un andamento progressivo che varia in base agli anni di contributi versati e al reddito del beneficiario. Viene considerata anche una clausola di salvaguardia per il versamento del trattamento, oltre i limiti pari al beneficio stesso per fascia di contributi. L’età minima per il diritto a questo trattamento è di 64 anni.