Eredità, attenzione cosa prevede la legge per i figlio ingrati o che compiono gesti estremamente gravi. Possono essere esclusi dalla successione in questi 4 casi
L’eredità è uno di quegli argomenti che tocca profondamente le dinamiche familiari. Non si tratta solo di un passaggio di beni o denaro, ma di un momento che spesso porta a galla emozioni sopite, vecchi dissapori e, talvolta, conflitti latenti. Quando si pensa alla successione, l’immagine che viene subito in mente è quella di un testamento che suddivide equamente il patrimonio tra gli eredi. Eppure la realtà è molto più complessa e spesso influenzata da fattori personali, giuridici e, non di rado, emotivi.
C’è una domanda specifica in particolare che molti si pongono. Ovvero si può davvero impedire a un figlio di ricevere parte dell’eredità? Quali sono i limiti legali e le condizioni necessarie? E soprattutto, come si inserisce l’idea di “ingratitudine” in questo contesto? Scenario che accade specialmente nel caso in cui a fronte di un genitore malato un figlio si rifiuta di offrire assistenza, tirandosi indietro e facendo ricadere il tutto sui fratelli.
In Italia il Codice Civile stabilisce regole precise per la successione, tutelando innanzitutto i cosiddetti eredi legittimari. Questi sono i soggetti che, per legge, hanno diritto a una parte del patrimonio del defunto, indipendentemente dalla volontà espressa nel testamento. Tra gli eredi legittimari troviamo:
- Il coniuge;
- I figli (inclusi quelli adottivi);
- Gli ascendenti (genitori o nonni), ma solo in assenza di figli.
Questo sistema mira a proteggere i legami familiari fondamentali, garantendo a ciascun legittimario una quota di legittima, cioè una porzione dell’eredità che non può essere eliminata o ridotta oltre certi limiti. Questo principio, però, non significa che il testatore non abbia alcuna libertà. Esistono infatti modalità per modificare la distribuzione del patrimonio, purché si rimanga entro i confini legali.
È possibile escludere un figlio dall’eredità?
La domanda che molti si pongono come dicevamo è: “Un genitore può escludere un figlio dall’eredità?”. La risposta breve è: sì, ma solo in casi molto specifici e gravi. La legge italiana riconosce infatti l’indegnità a succedere, un istituto giuridico che permette di escludere un erede quando questi ha compiuto atti particolarmente gravi nei confronti del defunto o del suo patrimonio.
Ecco alcune situazioni in cui un figlio può essere dichiarato indegno:
- Ha attentato alla vita del genitore o di un altro erede;
- Ha commesso violenze fisiche o morali nei confronti del genitore;
- Ha accusato falsamente il genitore di reati gravi;
- Ha alterato o distrutto il testamento del genitore con dolo.
Questi comportamenti devono essere provati e riconosciuti da un tribunale. Non basta quindi un generico senso di ingratitudine o una relazione conflittuale per escludere un figlio dall’eredità.
E il concetto di “figlio ingrato”?
L’idea di “ingratitudine” può sembrare centrale in questo tipo di decisioni, ma non ha un riscontro diretto nella legislazione italiana. Non si può, ad esempio, diseredare un figlio solo perché ha avuto un rapporto distante con il genitore o perché non si è preso cura di lui durante la vecchiaia. Tuttavia, il testatore può agire in altri modi per limitare l’accesso di un figlio al patrimonio:
- Donazioni in vita agli altri figli o a terzi, purché non vengano lesi i diritti sulla legittima.
- Clausole testamentarie che impongono vincoli sull’utilizzo dei beni ereditati.
- La creazione di un trust per proteggere il patrimonio e controllarne la distribuzione.
Questi strumenti non eliminano i diritti del figlio “ingrato”, ma possono influenzare significativamente la gestione e l’accesso all’eredità.
Cosa serve per redigere un testamento per l’eredità
Redigere un testamento è un atto personale e formale attraverso il quale una persona stabilisce come dovrà essere distribuito il proprio patrimonio dopo la morte. In Italia il Codice Civile riconosce tre tipologie principali di testamento: olografo, pubblico e segreto. Ognuna di queste modalità ha caratteristiche specifiche che si adattano a esigenze diverse.
- Il testamento olografo è la forma più semplice e accessibile: deve essere scritto interamente a mano dal testatore, datato e firmato. È importante che sia chiaro e leggibile, poiché eventuali ambiguità potrebbero rendere il documento nullo o dare adito a contestazioni. Questa modalità non richiede l’intervento di un notaio, ma comporta alcuni rischi, come la possibilità di smarrimento, distruzione o contestazione da parte degli eredi. Per evitare questi problemi, è consigliabile conservare il testamento in un luogo sicuro o affidarlo a una persona di fiducia.
- Il testamento pubblico, invece, viene redatto da un notaio alla presenza di due testimoni. Il notaio registra le volontà del testatore, garantendo che siano espresse chiaramente e nel rispetto della legge. Questa modalità offre maggiore sicurezza legale, poiché il documento è conservato presso lo studio notarile e difficilmente può essere smarrito o contestato. Tuttavia, comporta dei costi, legati alla prestazione professionale del notaio.
- Ill testamento segreto rappresenta una via di mezzo tra le due forme precedenti. Il testatore può scrivere il testamento da solo (a mano o a macchina) e consegnarlo sigillato al notaio, che lo conserva fino al momento della successione. Questa opzione garantisce riservatezza sul contenuto del documento, unita alla sicurezza offerta dalla conservazione presso un professionista.
Indipendentemente dalla forma scelta, è fondamentale rispettare alcuni principi legali. Ad esempio, il testatore deve essere maggiorenne e capace di intendere e di volere al momento della stesura. Inoltre è essenziale rispettare i diritti degli eredi legittimari, altrimenti il testamento potrebbe essere impugnato. Per questo motivo, chiunque voglia redigere un testamento dovrebbe valutare con attenzione la propria situazione patrimoniale e familiare, preferibilmente con l’aiuto di un avvocato o un notaio, per evitare errori o futuri contenziosi.