Buoni fruttiferi postali, una caratteristica molto utile che consente di scongiurare eventi inattesi. l’opportunità da valutare.
Uno degli strumenti finanziari più apprezzati dai risparmiatori e dalle famiglie è senza ombra di dubbio il buono fruttifero postale. Si tratta di uno dei prodotti che Poste italiane colloca in esclusiva, con emissione di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e garanzia dello Stato italiano, mediante il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).
Fanno parte insieme ai Libretti di risparmio postale del cosiddetto risparmio postale, una delle forme di accantonamento e di investimento finanziario italiani con maggior seguito. Le semplici caratteristiche di aperura e gestione lo rendono uno strumento diffuso e tradizionale. Basta ricordare che sono sottoscrivibili in ogni ufficio postale a partire da importi minimi, a partire da 50 euro e multipli.
I Buoni postali hanno durate e caratteristiche diverse a seconda della tipologia. Per esempio il rendimento annuo lordo a scadenza del Buono prenota e rinnova è del 2%, con durata di quattro anni. Mentre un Buono 3 x 2 può far fruttare interessi fino a sei anni, con rendimento annuo lordo a scadenza dell’1,50%.
Alcuni aspetti invece sono simili per le diverse tipologie. Non ci sono costi di sottoscrizione e di rimborso, con l’eccezione degli oneri di natura fiscale, per esempio. Oppure la tassazione a cui sono sottoposti gli interessi dei Buoni è agevolata al 12,50%. La sottoscrizione è semplice bsta andare presso un ufficio postale o in alcuni casi mediante l’applicazione BancoPosta, come il buono ordinario e se in possesso di un Libretto postale smart.
La digitalizzazione ha portato anche dei vantaggi per i clienti. Esistono infatti prodotti emessi esclusivamente in forma dematerializzata, come nel caso del Buono prenota e rinnova. Questa particolare forma del buono comporta dei vantaggi e non solo in termini di conservazione e sicurezza, rispetto al titolo cartaceo. Come è noto i Buoni fruttiferi vanno in prescrizione e questo può essere un rischio per quelli in formato cartaceo.
In effetti, basta dimenticare il titolo in un cassetto per anni e si va incontro al rischio prescrizione, cioè alla conclusione del periodo in cui il titolare può far valere i propri diritti. I buoni diventano infruttiferi dopo la scadenza e i titolari di quelli cartacei, trascorsi 10 anni dalla scadenza, perdono il diritto al rimborso del capitale investito e all’erogazione degli interessi maturati. I diritti sui buoni sono in prescrizione.
Ma questo pericolo si aggira con un’opzione che pochi sfruttano: la scelta della forma dematerializzata. I buoni dematerializzati infatti non si prescrivono, in quanto rimborsati alla scadenza, con importo accreditato direttamente sul conto dell’intestatario. Quindi nessun rischio di dimenticare il titolo e di prescrizione. Un vantaggio da considerare, questo.