Novità in vista per i contribuenti: INPS non potrà inviare le cartelle esattoriali. Vediamo di che cosa si parla.
Una delle preoccupazioni maggiori per i contribuenti italiani è senza ombra di dubbio l’arrivo delle famigerate cartelle esattoriali. Se a volte si attende la comunicazione dall’agente riscossore, propria per la consapevolezza di aver mancato un pagamento, in altre occasioni si tratta di una vera e propria sorpresa, di certo ben poco piacevole.
La cartelle esattoriali arrivano per debiti di vario genere nei confronti della fiscalità generale, delle amministrazioni locali, per sanzioni amministrative non pagate o per contributi previdenziali non versati. Ma vi sono degli strumenti che possono in qualche modo proteggere i debitori, che intendono sanare la propria posizione, come nel caso delle varie definizioni agevolate. Non solo, a volte le cartelle esattoriali non vanno pagate.
In genere se un ente, il fisco o l’INPS non riescono a otteneril pagamento del debito con i consueti strumenti a loro disposizione, l’incarico della riscossione è affidato a un agenzia apposita, l’Agenzia delle Entrate Riscossione. È proprio questo concessionario che avvia la procedura per il recupero forzato del debito.
Il procedimento inizia proprio con l’invio della cartella esattoriale, un vero e proprio atto esecutivo che può far scaturire l’esecuzione forzata con il pignoramento dei beni del debitore, in alcuni casi. Ma esistono tuttavia dei limiti a questa procedura, a iniziare dai limiti temporali. Cosa significa? La cartella esattoriale ha dei termini di scadenza entro i quali ottenere il pagamento del debito.
Si tratta della prescrizione, che altro non è che il termine entro il quale un soggetto può far valere i propri diritti. In questo caso i termini entro i quali può pretendere il saldo del debito. La prescrizione non è automatica e il concessionario può comunque richiedere il pagamento del dovuto. Qualora i termini sia scaduti il debitore può presentare ricorso e se il giudice conferma la prescrizione del debito, la riscossione è sospesa e il debito annullato.
Un discorso del genere è possibile per le cartelle esattoriali arrivate per mancati versamenti all’INPS dei contributi. La prescrizione dei contributi è di cinque anni dalla scadenza prevista per il versamento degli stessi. Solitamente l’INPS invia degli avvisi di pagamento dei contributi omessi al contribuente proprio per azzerare la prescrizione.
Ma se questi non arrivano per qualsiasi motivo, dopo la scadenza dei cinque anni scatta la prescrizione e qualsiasi cartella esattoriale che giunga successivamente può essere impugnata con un riscorso davanti al giudice e quindi non saldata.