Tra le novità introdotte dalla riforma fiscale 2025 si delinea anche uno scenario non proprio roseo per gli italiani: alcuni versamenti saranno bloccati. Ma quali nello specifico?
Uno degli obiettivi principali che lo Stato si propone di raggiungere da tempo è quello di migliorare la compliance fiscale tra cittadini e Fisco. Questo concetto si traduce nella ricerca di una collaborazione costruttiva tra le parti, come strategia per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale. Tuttavia, il percorso verso tale obiettivo si rivela complesso, soprattutto a causa dell’elevata pressione fiscale in Italia, che spesso alimenta un rapporto conflittuale tra il contribuente e l’amministrazione finanziaria.
Misure come le sanatorie delle cartelle esattoriali, il concordato preventivo, la rottamazione delle cartelle e i piani di dilazione dei pagamenti più lunghi rappresentano tentativi di rendere questo rapporto meno teso. La recente riforma della riscossione, ad esempio, prevede l’azzeramento automatico delle cartelle esattoriali pendenti da oltre cinque anni. Tuttavia, nonostante queste iniziative, permangono criticità strutturali che impediscono una piena risoluzione delle problematiche legate alla riscossione.
Nel 2025 si bloccano alcuni pagamenti per gli italiani: ecco quali
Tra le novità della riforma fiscale, si evidenzia l’aumento delle rate per la dilazione ordinaria, che passano da 72 a 84. Questo cambiamento, però, risulta insufficiente per quei contribuenti che, nonostante le agevolazioni, continuano a trovarsi in difficoltà nel saldare i propri debiti. Inoltre, non tutte le modifiche introdotte dalla riforma sembrano andare nella direzione di una maggiore distensione. Un esempio significativo è rappresentato dall’inasprimento dei vincoli tra i rimborsi fiscali e i debiti esistenti. A partire dal 2025, infatti, per i contribuenti con cartelle esattoriali scadute sarà previsto il blocco dei rimborsi IRPEF, con conseguenze dirette anche sui crediti derivanti dalla dichiarazione dei redditi.
La riforma prevede che, a partire dal 2025, le cartelle esattoriali che non sono state riscosse dall’Agenzia delle Entrate Riscossione negli ultimi cinque anni vengano automaticamente cancellate senza bisogno di alcuna richiesta da parte del contribuente. Tuttavia, questa misura riguarderà principalmente situazioni in cui il recupero del credito risulta impraticabile, come nel caso di nullatenenti, aziende fallite o contribuenti deceduti senza eredi. Di conseguenza, l’azzeramento di tali cartelle avrà un impatto limitato sul complesso del sistema fiscale, in quanto non coinvolgerà la maggior parte dei contribuenti che versano in difficoltà economiche ma che possiedono beni o fonti di reddito.
L’estensione del numero di rate per i piani di dilazione, da 72 a 84, non rappresenta una svolta significativa per i contribuenti che continuano ad avere difficoltà economiche strutturali. Per coloro che non riescono a rispettare i piani di pagamento attuali, infatti, il problema non risiede tanto nel numero di rate, quanto nella mancanza di risorse disponibili.
Una delle novità più rilevanti riguarda il blocco dei rimborsi fiscali IRPEF spettanti ai contribuenti con cartelle esattoriali scadute. In base alle nuove disposizioni, l’Agenzia delle Entrate verificherà la posizione debitoria del contribuente prima di procedere con l’erogazione di eventuali rimborsi derivanti dal modello 730.
Se il rimborso fiscale supera i 500 euro, e il contribuente ha cartelle esattoriali insolute, l’importo verrà trattenuto dall’agente della riscossione e rimarrà disponibile per la compensazione fino al 31 dicembre dell’anno successivo. Questo meccanismo, sebbene non rappresenti una novità assoluta, acquisisce maggiore rigidità con la riforma, rendendo ancora più difficile per i contribuenti inadempienti ottenere i propri crediti fiscali.
Le modifiche introdotte dalla riforma fiscale mettono in luce l’obiettivo di rendere il sistema di riscossione più efficiente, ma non sempre rispondono alle esigenze dei contribuenti in difficoltà. L’azzeramento delle cartelle rappresenta una misura mirata, ma circoscritta, mentre l’inasprimento dei vincoli sui rimborsi IRPEF rischia di penalizzare ulteriormente coloro che si trovano in situazioni di disagio economico. Resta da vedere se queste disposizioni saranno in grado di favorire un rapporto meno conflittuale tra Fisco e contribuenti o se continueranno ad alimentare tensioni già esistenti.