Le pensioni di reversibilità, come le altre prestazioni pensionistiche o assistenziali, aumenteranno nel 2025 seguendo il meccanismo di perequazione basato sul tasso di inflazione.
Lo scorso 15 novembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che stabilisce il tasso di rivalutazione, accertato dall’Istat e relativo ai primi nove mesi dell’anno, che determina di quanto saliranno le pensioni nel 2025.
Gli aumenti non saranno uguali per tutti i titolari di prestazioni pensionistiche, considerato che, stando a quanto disposto attraverso la Legge di Bilancio 2025, si tornerà al meccanismo di rivalutazione a tre scaglioni seguendo sempre il tasso di inflazione Istat. In tale sistema rientrano anche le pensione di reversibilità, il trattamento riconosciuto ai familiari di un pensionato deceduto.
È ormai certo che le pensioni, nel 2025, saliranno al massimo dello 0,8%, il tasso di inflazione accertato dall’Istat ed inserito nel decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulla rivalutazione. Durante il prossimo anno, inoltre, come stabilito dalla Legge di Bilancio 2025, si tornerà al meccanismo a tre scaglioni per la rivalutazione.
Nello specifico il sistema prevede tre fasce con aumenti: del 100% del tasso di rivalutazione (0,8%) per gli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo Inps; del 90% del tasso (0,72%) per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il minimo e, infine, del 75% del tasso (0,6%) per quelle pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo.
Il meccanismo in questione verrà applicato anche alle pensioni di reversibilità, ossia i trattamenti che l’Inps eroga a favore dei familiari di un titolare di pensione deceduto. Questo trattamento non ha un importo fisso, ma varia in base all’assegno percepito dal defunto e in base a chi beneficia della pensione.
Seguendo lo schema di rivalutazione è possibile capire a quanto ammonteranno gli aumenti per chi percepisce la pensione di reversibilità. Con un assegno pari a 800 euro, che rientra, dunque, nella prima fascia del meccanismo di perequazione, si riceverà un aumento pari a 6,40 euro mensili che porteranno l’importo a 806,40 euro al mese. Chi percepisce una pensione di reversibilità di circa 2.500 euro al mese, rientrando nella seconda fascia del sistema, vedrà salire l’assegno di 20 euro mensili.
Per quanto riguarda le pensioni minime, invece, è stata stabilita, oltre a quella secondo i dati Istat, una rivalutazione fissa del 2,2% (per il 2024 era stata fissata al 2,7%) che porterà i trattamenti minimi a salire a 616,57 euro al mese. Questa rivalutazione stabilita dell’esecutivo ha fatto discutere considerato che l’aumento rispetto allo scorso anno ammonta a meno di 2 euro. Nel 2024, difatti, per effetto della rivalutazione al 2,7% dell’assegno minimo (598,61 euro al mese) il trattamento era salito a 614,77 euro, dunque, 1,80 euro rispetto a quello che percepiranno i titolari durante il prossimo anno.