Il Governo è intervenuto sull’età pensionabile confermandola con la nuova manovra. Di cosa si tratta?
Uno dei temi caldi che da sempre colpisce il Paese è quello relativo all’età pensionabile, soprattutto considerando che la presenza di pensionati in Italia è veramente elevata. Una questione che merita di essere adattata periodicamente, a seconda del dato sociale che emerge, ragion per cui si chiede un aggiornamento. Ecco perché è intervenuto il Governo di recente sul punto, cosa bisogna aspettarsi? A quanto pare ben poco.
Niente cambia in materia pensioni fino al 2026, questo è quanto stabilito dal decreto del Ministero dell’Economia il quale ogni due anni aggiorna i requisiti di accesso al pensionamento valutando le speranze di vita.
Il 18 luglio è stato approvato il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 243. I requisiti anagrafici per ottenere la pensione di vecchiaia restano a 67 anni e 20 anni di contributi fino al 31 dicembre 2026. Invariati altresì i requisiti anagrafici richiesti per andare in pensione con la Legge Fornero e le diverse deroghe. Per la pensione anticipata ci vogliono 42 anni e 10 mesi per gli uomini mentre 41 anni e dieci mesi per le donne. La pensione anticipata contributiva richiede 64 anni e 20 anni di contributi con un assegno maturato oppure 71 anni di età e 5 anni di contribuzione. Nel caso di lavori usurante, la quota 97,6 (età + contributi), a 61 anni e 7 mesi con 35 anni di versamenti per i dipendenti, mentre quota 98,6 a 62 anni e 7 mesi e anzianità contributiva di 35 anni per gli autonomi.
Gli adeguamenti previsti dalla Legge Fornero non trovano applicazione dal 2021 a causa del Covid; la pandemia come noto ha fermato la progressione delle speranze di vita, complice l’elevato numero di vittime anziane a causa della positività al virus. Nel biennio 2023-2024 è stata registrata una riduzione delle attese di vita di quattro mesi, nel 2025-2026 il calo è invece pari ad un mese. I requisiti per andare in pensione non sono ancora cambiati ma la battuta d’arresto è temporanea. Occorre comunque sottolineare che l’adeguamento biennale del requisito anagrafico in aumento non può essere mai superiore a 3 mesi. In altri termini, se si allunga la vita cresce in automatico l’età in cui andare in pensione. Ma se questo statisticamente non si allunga causa appunto la pandemia, i parametri previdenziali rimangono fermi. E questo è ciò che è avvenuto.
MARIA LONGO