Qualche informazione sul buono fruttifero che riserva una sorpresa, potrebbe valere molto di più di quanto sperato
Possedere un buono fruttifero è una cosa molto comune tra i risparmiatori della penisola, si tratta infatti di uno degli strumenti di accantonamento e piccolo investimento più diffusi. I buoni postali sono emessi da Cassa Prestiti e Depositi con la garanzia dello Stato italiano, mentre Poste italiane si occupa di collocarli. Non è un caso che questo prodotto finanziario sottoscrivibile negli uffici postali abbia un grande successo, la sua vicinanza ai clienti e la semplicità di gestione lo rendono “familiare” e sicuro per chiunque.
I buoni fruttiferi sono diffusi ovunque e hanno rappresentato la forma di risparmio più immediata e semplice, insieme ai Libretti postali, soprattutto nei piccoli centri e nella provincia, dove magari si trovava l’ufficio postale ma non la banca. Quindi non è del tutto impossibile ritrovarsi a casa un buono postale vecchio di 30 o 40 anni, considerando poi che fino a qualche decennio fa erano emessi esclusivamente in formato cartaceo e tenuti in casa.
Quindi un titolo risalente agli anno Ottanta o Novanta si trovare in qualche cassetto, dimenticato, ma ancora in grado di dare soddisfazioni! Un buono emesse 30 – 35 anni fa può avere un discreto valore, tenendo conto degli interessi maturati e del tempo trascorso. Quelli emessi tra il 1986 e il 1995 erano della serie Q, con tassi di interesse crescente fino al ventesimo anno. Dal ventunesimo gli interessi non erano più conteggiati sulla capitalizzazione composta, ma soltanto su quella semplice.
Ciò sta a dire che dopo 20 anni gli interessi annuali vengono calcolati sul capitale al netto di quelli già maturati. Ma l’osservazione da fare è un’altra: in passato e specialmente negli anni Ottanta e Novanta gli interessi applicati erano particolarmente elevati e dunque vantaggiosi per i risparmiatori. Il valore attuale del buono dipende dal tasso applicato negli anni e dal tempo trascorso dalla sua emissione.
Trent’anni fa i tassi erano molto elevati come detto, un BTP trentennale emesso nel novembre 1993 ha una cedola annua del 9 per cento. Un Buono ordinario del 1993 è pagato da Poste italiane con l’8 per cento dei primi 5 anni e successivamente con tassi ancora più elevati.
Ma vediamo un esempio per capire quale può essere il suo valore dopo 30 anni dall’emissione. Poniamo un buono ordinario del valore di 3 milioni delle vecchie lire emesso nel 1993. In euro il suo valore nominale attuale sarebbe di circa 1.550 euro. In base ai tassi riportati un buono ordinario del valore di 3 milioni di lire emesso nel 1993, oggi avrebbe un valore di riscatto pari a circa 16.955 euro, di certo una somma non disprezzabile.
Con lo stesso calcolo un buono ordinario del valore di 5 milioni di lire emesso nel 1993, avrebbe invece il valore di circa 28.440 euro e si tratta proprio di una fortuna non trascurabile. Quindi trovare un vecchi buono ordinario, non è solo un bel ricordo riaffiorato da passato, ma anche l’occasione di una gradita sorpresa. Per concludere e dare un’idea di come sono mutate le cose, il tasso applicato oggi al buono ordinario di vent’anni è del 1,97 per cento il primo anno e raggiunge il 3 per cento solo dal decimo anno in poi per stabilizzarsi a quel valore.