Il governo Meloni sta valutando la possibilità di tagliare alcune pensioni nel 2024 per capire a quanto ammonterebbero i risparmi…
Con l’ultimo quadrimestre dell’anno, e dopo la pausa estiva, il governo Meloni ha iniziato a lavorare più alacremente alla Legge di Bilancio 2024 che porterà delle modifiche sostanziali sul piano socio – economico del 2024 nel nostro Paese. Tra i temi più caldi della nuova Manovra ci sono il taglio del cuneo fiscale e, ovviamente, le pensioni.
Quello delle pensioni, in particolare, è da sempre un tema molto caldo nel nostro Paese. I vari governi che si sono succeduti hanno fatto di tutto per evitare un ritorno alla Legge Fornero, inserendo varie misure tra cui Quota 100, Quota 101, Quota 103 ed infine Ape Sociale ed Opzione Donna. Ma quale scenario pensionistico potrebbe riservare il 2024?
Secondo quanto riportato da varie testate giornalistiche, per il 2024 ci potrebbero essere dei tagli ad alcune pensioni INPS. Sembrerebbe infatti che il governo Meloni abbia chiesto all’INPS di simulare vari tagli sulle rivalutazioni delle pensioni per capire quanto si andrebbe a risparmiare confermando sempre il meccanismo di aumenti applicato per il 2023.
La richiesta del governo all’INPS è stata fatta dal momento che mancano i fondi per portare a termine tutte le idee che il governo Meloni aveva inserito in campagna elettorale per il 2024. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha ammesso infatti che “le cose da fare sono tante ma le risorse scarseggiano e che pertanto non si potrà fare tutto”.
Dal momento che l’obiettivo principale del governo Meloni sembra essere la riforma fiscale con il taglio del cuneo, ne va di conseguenza che saranno altre le misure che potrebbero essere sacrificate per mancanza di fondi. Tra questi ci potrebbero essere proprio le pensioni: una parte dei risparmi per il governo potrebbe arrivare da un adeguamento delle pensioni all’inflazione non in misura piena: in altre parole alcune pensioni potrebbero subire un taglio.
Ogni anno l’importo dell’assegno pensionistico è rivalutato a seconda del tasso di inflazione dell’anno precedente: questo procedimento è chiamato rivalutazione e serve ad adeguare le pensioni al costo della vita. Vista l’inflazione altissima nel 2023, pari a circa l‘8%, per l’anno in corso coloro che hanno un assegno pensionistico fino a 4 volte il minimo hanno visto l’importo aumentare del 100%.
Al contrario, invece, coloro che ricevono un assegno maggiore si sono dovuti accontentare di una rivalutazione minore. Il meccanismo a scaglioni ha quindi permesso allo Stato di risparmiare 10 miliardi nel triennio 2023 – 2025. Un risparmio davvero notevole che ha fatto pensare al governo di continuare a tagliare la rivalutazione per le pensioni più alte.
Questa idea, però, non è andata a genio ai sindacati ed in particolare alla CGIL, CISL e UIL. Il segretario nazionale della CISL Emilio Dionè ha dichiarato che “Deve finire questa sconcia pratica iniqua e ingiusta di usare i pensionati come bancomat a cui ricorrere ogni qual volta si aprono falle nei conti pubblici”.
Dello stesso avviso la segretaria confederale della CGIL Lara Ghiglione che ha affermato che “Intervenire ancora sulla rivalutazione, con l’ennesimo taglio, è una scelta assolutamente sbagliata che contrasteremo, a partire dalla mobilitazione messa in campo nelle prossime settimane”.