Il bonus relativo agli sgravi contributivi è presente in busta paga, come si deve controllare per esserne certi
Con la fine dell’estate non accenna a placarsi la fiammata inflazionistica che ha sconvolto i mercati nazionali ed internazionali. Ormai si parla di nuovi aumenti dei prezzi in bolletta per gas ed energia elettrica nella stagione autunnale e, i bilanci delle famiglie sono ancora sotto pressione con un periodo particolarmente impegnativo (considerando l’aumento dei consumi energetici nel periodo autunnali).
Proprio per porre un argine ai problemi delle famiglie la stagione dei bonus una tantum non appare definitivamente terminata. Non a caso alcune agevolazioni per i redditi più bassi sono ancora presenti e richiedibili, mentre si parla di interventi che dovrebbero essere più strutturali e definitivi, a cominciare dalla diminuzione della contribuzione previdenziale versata dai dipendenti che finirà in busta, il cosiddetto sgravio contributiv incrementato a luglio per alcuni lavoratori e valido fino al mese di dicembre dell’anno in corso.
In pratica la busta paga subisce un incremento lordo, cioè un aumento dell’imponibile, proprio perché il governo ha introdotto una riduzione del carico contributivo a carico del lavoratore dipendente (con reddito fino a 35 mila euro), la Ral, fino alla conclusione dell’anno. Ma come verficare che effettivamente il datore di lavoro applichi quanto previsto dalla norma?
La prima considerazione da fare è che lo sgravio non è un elemento continuativo dello stipendio, quindi non è visibile nella parte alta del cedolino. Il bonus infatti è un esonero, con prelievo per i contributi più ridotto. È questo che determina l’aumento della retribuzione lorda del dipendente (ci si pagheranno le tasse nella prossima dichiarazione dei redditi).
L’esonero è visibile nella busta paga nella parte centrale del cedolino, con la dicitura “ESON. IVS”, cioè esonero parziale sui contributi obbligatori dovuti a INPS. Con il decreto lavoro lo sgravio è aumentato con i seguenti dettagli: del 6 per cento per la retribuzione lorda fino a 25mila euro all’anno, a pari a 1.923 euro al mese; del 7 per cento per la retribuzione lorda fino a 35mila euro all’anno, pari a 2.692 euro al mese.
L’incremento sulla busta paga come accenntato sarà valido fino a dicembre, ma saranno escluse le tredicesime. Bisogna ricordare che non tutto il risparmio contributivo corrisponde a una crescita netta in busta paga: infatti aumenta l’imponibile lordo in busta paga sul quale si paga l’Imposta sulle persone fisiche (IRPEF). Gli incrementi degli stipendi tra luglio e dicembre saranno al massimo di circa 65 euro per le fasce più alte di stipendio.
Per i redditi tra 32.500 e 35mila euro, tra luglio e dicembre aumenti di 65,70 euro. Per i redditi tra 20mila e 22.250 euro gli aumenti tra luglio e dicembre sono di 49,38 euro. Per i redditi tra 15mila e 17.500 euro, gli aumenti tra luglio e dicembre saranno di 38,41 euro. Per i redditi tra 10mila e 12.500 euro, gli aumenti tra luglio e dicembre saranno di 25,67 euro. A queste cifre vanno aggiunti gli incrementi già decisi dal passato governo e confermati fino a giugno di quest’anno, che complessivamente non arrivano a 100 euro nemmeno per le fasce più alte.