Oltre all’ampia platea di beneficiari, rischia di essere altrettanto nutrito il bacino di esclusi del nuovo supporto economico ai lavoratori. Ecco perché
La condotta oculata delle spese fa sempre bene alle proprie tasche; nelle difficoltà, quanto nelle normali circostanze. Proprio da questo comportamento tutt’altro che scontato, scaturiscono le piccole somme che entrano a pieno titolo nei cosiddetti risparmi. Come d’altronde dettano le teorie economiche, in una prospettiva più collettiva, i guadagni (che in fondo i risparmi generano) possono prodursi nondimeno dalla spesa; restringendo i termini, dalla spesa, attivata dai consumi.
Da più di un anno e mezzo, la spesa rappresenta non casualmente il calderone contenente le problematiche economiche che sta attraversando il Paese. Nella spesa alberga la persistente inflazione che non accenna a ridimensionarsi, nonostante gli interventi sia sul piano europeo (tramite la Banca Centrale Europea) sia su quello nazionale, tramite i vari incentivi finanziati direttamente dallo Stato. Nel complesso, il fattore inflazionistico ha determinato indubbie ripercussioni sociali.
Negli ultimi decenni, in Italia, sono stati ampiamente registrati i tratti che convergono vero la soglia di povertà a cui una consistente fetta di cittadini è pericolosamente esposta. Il dato, nel prosieguo, ha rivelato una graduale crescita, acuita serie storica di eventi di natura finanziaria e bellica che ha contraddistinto l’apertura di millennio. Le ultime crisi sorte dall’escalation sanitaria da Covid, quanto quella deflagrata in terra ucraina, non hanno che contribuito ad un indebolimento generale del sistema socioeconomico dei Paesi, in particolare quelli in prossimità alle aree di conflitto.
La questione interna sulla povertà ha trovato il suo emblematico tentativo di risoluzione mandando contributi sui redditi drammaticamente esigui (che non ineludibilmente corrispondono ad una disoccupazione prolungata). L’alterazione sulla percezione reale dei consumi è stata messa in moto proprio dal calo del potere di acquisto a disposizione dei cittadini, alimentato dall’inflazione.
Il dato indubbiamente significativo consiste nel prolungato rischio non soltanto di colpire i consumi (cosa che è già successa in maniera netta) ma di indurre alla rinuncia di acquisto in relazione ai beni essenziali. Da un lato, a partire dal 2019, la misura del Reddito di Cittadinanza ha provato a tamponare migliaia di situazioni precarie. Dall’altro lato, ben più di recente, il governo Meloni ha varato la Carta Solidale INPS, specifica per la spesa alimentare di prima necessità.
Di certo, è una delicata fase di passaggio quella che caratterizza proprio nel mese di agosto oramai al termine, la presa in consegna dei contributi economici del RdC alle due nuove misure di settembre racchiuse nel pacchetto MIA (misura di inclusione attiva): si sta parlando del Supporto Formazione Lavoro (SFL) e dell’Assegno di Inclusione (AdI). Lo sdoppiamento del contributo ha portato alla divisione in due categorie di beneficiari, ossia i soggetti occupabili e i soggetti non occupabili.
I primi, in particolare, dopo le sette mensilità ricevute a titolo RdC, possono ricevere, dopo la domanda, da settembre il SFL, che per 12 mesi garantisce un contributo mensile di 350 euro, previa la sottoscrizione del Patto di attivazione digitale (PAD) e del Patto di servizio personalizzato, oltre all’impegno di contattare almeno tre Agenzie per il Lavoro. Il limite di ISEE richiesto è di 6mila euro annui. Fuori, dunque, la fascia di percettori che tra i 6mila e i 9.360 euro di ISEE, riceveva o sta ricevendo il RdC.