Per molti è abitudine conservare le vecchie bollette, già pagate, nell’eventualità che possano esserci problemi futuri o dubbi sui pagamenti effettuati: ebbene, vediamo entro quanto possano effettivamente verificarsi problemi di questo genere e quando sarà possibile liberarsi di quelle più vecchie.
Recentemente, la legge ha previsto dei cambiamenti sulle regole di conservazione delle bollette vecchie e già pagate. Dopo quanto tempo effettivamente possono essere buttate via?
Solitamente, dopo aver pagato le bollette, le si conserva in previsione di discordanze future e accuse di mancati pagamenti. Ma è davvero necessario archiviarle tutte in una cartella o in un raccoglitore, e lasciare che si accumulino ad oltranza? Per alcune famiglie, il terrore di un avviso da parte del fornitore ha portato ad accatastare negli anni vere e proprie montagne di carta. La prova del pagamento è necessaria se non si vuole pagare due volte la stessa spesa o se non si vuole incappare in distacchi di acqua, gas o energia elettrica. Ma come ovviare al problema della conservazione delle bollette?
Bollette vecchie e pagate, si possono buttare via?
La ricevuta è l’unico documento che possa effettivamente dar prova di un pagamento avvenuto: riporta dei codici di identificazione e non possono nascere equivoci. Tuttavia, quando iniziano ad esserci problemi di spazio e si accumulano troppe bollette vecchie, è giusto chiedersi se questo stoccaggio sia effettivamente necessario e per quanto tempo.
Sfatiamo un’antica legenda: le bollette non vanno conservate per sempre. Quelle più vecchie, vanno in prescrizione. Secondo la legge, il periodo di tempo in cui è effettivamente utile tenerle va da un minimo di due anni ad un massimo di dieci. Il consiglio è quello di conservarle dai due ai cinque anni successivi al pagamento, non oltre.
Nel periodo di tempo che prevede la loro conservazione, è importante che siano organizzate nel modo corretto, suddivise per anno e data. Questo faciliterà il lavoro di ritrovamento qualora si presentasse necessario per contestare al fornitore delle utenze un avviso di mancato pagamento. Si possono dedicare a questo compito degli appositi raccoglitori o lo scomparto di una scrivania o di un mobile.
Per i più tecnologici, è possibile richiedere l’invio della bolletta tramite mail: in questo modo, sarà archiviata al sicuro nel proprio account, tra la posta ricevuta, e sarà facilmente reperibile attraverso una ricerca.