Quando si fa domanda per il pensionamento bisogna prestare attenzione a non commettere nessun errore: l’INPS è pronta a chiedere soldi indietro
Ad oggi sono circa 18 milioni i pensionati nel nostro Paese a cui, nel corso dei prossimi mesi, se ne aggiungeranno altre centinaia di migliaia. Raggiungere la pensione è un traguardo molto ambito dai lavoratori che, per decenni, hanno sempre puntato la sveglia allo stesso orario, raggiunto il posto di lavoro e svolto le loro mansioni assiduamente.
Proprio per questo motivo che il pensionamento è salutato con una vera e propria festa a cui partecipano amici e parenti di colui che si godrà il meritato riposo. Come ben sappiamo, in Italia, per andare in pensione bisogna presentare apposita domanda all’INPS e destreggiarsi tra le norme in vigore.
Per quanto riguarda il 2023 si può andare in pensione in vari modi. Oltre che con il metodo della pensione di vecchiaia, il governo Meloni consente il pensionamento con Quota 103, con Ape Sociale e con Opzione Donna. Si tratta di metodi di pensionamento che possono essere raggiunti solo se si soddisfano determinati requisiti di età e di contributi.
Quando si fa domanda di pensionamento bisogna prestare molta attenzione a non commettere nessun errore altrimenti l’INPS è pronto a bacchettare e a richiedere soldi indietro. E’ proprio questo il caso di un pensionato di Pordenone che, anni fa, si è pensionato usufruendo di Quota 100.
L’uomo dovrà restituire l’intera pensione percepita nel 2020 per un totale di 15.500 euro poiché ha violato le regole di Quota 100. Il pensionato, avendo 42 anni e 10 mesi di contributi usufruisce di Quota 100 ricevendo 1.088 euro al mese. Le regole di Quota 100, però, prevedono una restrizione: il pensionato non può svolgere alcuna attività lavorativa fino al compimento di 67 anni.
L’uomo ha proprio violato questa regola: per aiutare un conoscente ha lavorato come scaffalista per un totale di 2 ore e 20 minuti percependo 30 euro sui quali paga le tasse. L’INPS si rende conto della violazione e lo sanziona chiedendogli indietro l’intera somma della pensione percepita del 2020.
L’INPS ha infatti inviato all’uomo una raccomandata in cui spiega che dovrà pagare. Inutili tutti i tentativi di riconciliazione che portano solo ad una rateizzazione del debito. Per i prossimi 10 anni l’uomo dovrà pagare 180 euro al mese che saranno trattenuti direttamente dall’assegno pensionistico.
L’uomo, di nome Giuseppe, ha rilasciato una intervista al quotidiano Il Messaggero riguardo la sua situazione. Nelle colonne del giornale si legge che l’uomo è sconvolto dalla sanzione, non proporzionale al lavoro svolto che gli ha fatto guadagnare solo 30 euro. L’uomo, poi, dichiara che sarebbe stato meglio se, al posto di seguire le regole, avesse lavorato a nero.
“Avrei dovuto lavorare a nero, come fanno molti, ma nella mia vita ho sempre cercato di essere onesto e leale e così sono rimasto fregato. E poi mi avevano detto che con quel tipo di lavoro non avrei corso alcun rischio. Invece…” – questo lo sfogo dell’uomo.