Ci sono cartelle esattoriali che non possono essere più riscosse, nuova fase del rapporto tra contribuenti e fiscalità
Una delle questioni che arrovellano la politica e l’amministrazione pubblica del Paese riguarda l’efficienza del sistema di riscossione, alle prese con una vera e propria montagna di cartelle esattoriali e di debiti non più esigibili. Crediti incagliati dell’Agenzia delle Entrate Riscossione per circa 1.153 miliardi di euro, una somma veramente pazzesca.
Questa somma corrisponde alla incredibile cifra di 170 milioni di cartelle esattoriali, circa 290 milioni di singoli crediti affidati all’Agenzia delle Entrate Riscossione con lo scopo di ottenere il saldo con il fisco da quasi 23 milioni di contribuenti. Un cittadino su tre ha quindi un debito con l’amministrazione pubblica. Al netto delle operazioni di saldo, stralcio e rottamazione i crediti deteriorati dello Stato sono circa 114,18 milioni di euro, recuperabili con maggiore facilità.
Cartelle esattoriale che sta succedendo
Questi numeri al di là della dell’incredibile nascondono un’altra realtà legata all’efficienza della macchina fiscale statale: non riuscire a riscuotere le imposte e lottare contro l’evasione rende l’intero sistema del tutto inefficace e poco credibile. La stessa enorme mole delle cartelle esattoriali rallenta tutta la macchina tributaria con la gestione del magazzino fiscale che assorbe risorse e strumenti del tutto inutilmente.
Il governo con la legge delega sulla fiscalità sta tentando di trovare una soluzione complessiva al problema delle cartelle fiscali introducendo degli elementi di innovazione e cambiamento: dall’uso delle tecnologie digitali per la riscossione (compresa l’intelligenza artificiale) alla riduzione delle duplicazioni di apparati organizzativi, funzionali e logistici, dalla riduzione dei costi alla incrocio di strumenti informatici e banche dati.
Altro punto da rinnovare i rapporti con i contribuenti con una maggiore attenzione alle situazioni di difficoltà finanziaria e una semplificazione dell’accesso ai piani di rateizzazione (obiettivo un numero massimo di rate pari a 120). Il punto di partenza è la pianificazione annuale stabilita in collaborazione tra Ministero dell’economia e finanze (MEF) e Agenzia delle Entrate.
Ma il cardine è la rimozione automatica dai registri dell’ex Equitalia dei debiti indicati come inesigibili. La cancellazione si dovrà concretizzare al 31 dicembre del quinto anno seguente quello dell’assegnazione delle parti di debito non recuperate. Al momento sono esclusi i procedimenti esecutivi in corso e gli accordi e i piani di rateizzazione del pagamento.
Cancellazione dei debiti
La stragrande maggioranza delle cartelle esattoriali esistenti sono del tutto inutili: dei 1.153 miliardi di debiti che il fisco vanta nei confronti dei contribuenti solo il 3,4 per cento è recuperabile. L’obiettivo quindi è una cancellazione automatica dopo il quinto anno in cui una cartella viene dichiarata inesigibile.
Ricordiamo che una cartella diventa inesigibile quando dopo le diverse azioni di riscossione non è possibile ottenere il saldo del credito e a essere cancellate automaticamente dal magazzino tributi dell’Agenzia delle Entrate Riscossione dovrebbero essere proprie queste cartelle. Una montagna di arretrati che pesano sull’amministrazione, con costi molto elevati per lo svolgimento delle pratiche e con una sola una piccola parte con possibilità di essere riscossa.
La percentuale di cartelle inesigibili è stata calcolata tenendo conto di numero delle posizioni relative a soggetti falliti; a posizioni di soggetti deceduti e a ditte cessate; alle posizioni di soggetti indicati come nullatenenti dall’anagrafe tributaria con risultati negativi dalle operazioni esecutive.