Una categoria ben precisa di lavoratori italiani potrà andare in pensione anticipata per il 2023: ecco chi sono i fortunati
Con l’ascesa al potere del governo Meloni sono cambiate nuovamente le norme che regolano l’accesso al mondo pensionistico. Attraverso apposita Legge di Bilancio, infatti, il governo ha posto nuovi paletti per quanto riguarda il pensionamento: per il 2023 è stata introdotta Quota 103 e sono state prorogate sia Ape Sociale che Opzione Donna.
In questi giorni, poi, si sta facendo sempre più consistente la voce, secondo il quale, il governo vorrebbe inserire nuove soluzioni per dare la possibilità ad una categoria ben precisa di lavoratori di uscire in maniera anticipata dal mondo del lavoro. Vediamo in cosa consiste questa nuova misura che potrebbe riguardare molti lavoratori entro la fine dell’anno.
Pensione anticipata a 63 anni: ecco chi può richiederla
Entro la fine del 2023 nella nuova Legge di Bilancio potrebbero essere inserite nuove misure che riguardano anche l’assetto delle pensioni. Tra le ipotesi al vaglio ci sarebbe quella di far andare in pensione in modo anticipato numerosi lavoratori con un assegno che potrebbe arrivare anche a 1.500 euro.
La misura riguarderebbe i lavoratori che hanno compiuto 63 anni di età e quindi andare in pensione in modo anticipato per merito di Ape Sociale. Andre in pensione con Ape Sociale, però, non riguarda tutti ma solo alcune categorie ben precise di lavoratori. Non si tratta poi di una vera e propria pensione bensì di una indennità a carico dello Stato.
Tale indennità accompagna il lavoratore fino al compimento dei 67 anni quando potrà ottenere poi la pensione di vecchiaia. Dunque, dai 63 ai 67 anni il lavoratore potrà usufruire dell’Ape sociale, percependo questo assegno, proprio come se fosse una pensione. Ape Sociale non prevede però la tredicesima ma, come detto, l’importo dell’assegno può arrivare anche a 1.500 euro.
Possono usufruire di Ape Sociale solo alcune categorie di lavoratori. Tra questi rientrano gli invalidi civili con disabilità certificata al 74% o più alta, con una conseguente riduzione della capacità lavorativa accertata proprio dalle commissioni competenti che deve riconoscere l’invalidità civile e gli addetti alle mansioni gravose che svolgono questa attività da diverso tempo e nello specifico per 7 degli ultimi 10 anni e per 6 anni degli ultimi sette.
Ancora, rientrano in Ape Sociale i disoccupati, in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o ancora risoluzione consensuale
caregiver che da almeno 6 mesi assistono un parente convivente che abbia una disabilità almeno del 74%.
Inoltre, per poter usufruire di Ape Sociale bisogna anche soddisfare il requisito contributivo: per gli addetti alle mansioni gravose, è importante che i lavoratori abbiano anche versato 36 anni di contributi. Per gli edili e ceramisti, sono sufficienti invece solo 32 anni di contributi. Per tutte le altre categorie, invece, occorrono solo 30 anni di contributi.
Facendo dunque un breve riassunto, possono usufruire di Ape Sociale coloro i quali hanno compiuto almeno 63 anni di età; coloro che hanno una anzianità contributiva di almeno 30 anni per i lavoratori che svolgono attività gravose e 36 anni per per tutti gli altri lavoratori e categorie. Infine bisogna non essere titolari di pensione diretta.