Prosegue l’indagine aperta dalla operazione a 360 gradi sul commercio di carburante che ha svelato una gigantesca truffa ai danni dello Stato. I particolari
Voglia di mare, di montagna, di campagna e di molto altro. Questa è la vacanza e questo è il tradizionale periodo del picco di partenze. Le attività commerciali iniziano a salutare i clienti per la pausa estiva, gli uffici pubblici rallentano fisiologicamente la velocità di evasione delle pratiche. Insomma, questa è la visione che si presenta come di consueto di fronte ai cittadini, mentre i lavoratori stanno contemporaneamente pensando a chiudere i bagagli.
Alcuni viaggiatori, per la verità, sono già sulla rotta delle loro località di vacanza scelte nel corso della primavera, oppure all’ultimo minuto. Tutt’oggi, però, quella dell’accaparrarsi i biglietti aerei e ferroviari alla migliore tariffa, resta solidamente una corsa contro il tempo, un confronto consumato a colpi di click, carrello e wishlist sulle piattaforme online delle compagnie aeree low cost o delle sezioni promozionali dei vettori ferroviari.
Occhio quando fai benzina: maxi inchiesta da parte della Guardia di Finanza
Non c’è dubbio che i viaggiatori – ma prima di tutto consumatori di un prodotto chiamato “vacanza” con tutti gli annessi e connessi – pur di approfittare di tali occasioni per dare un profonde respiro al portafoglio, organizzino diversamente le loro ferie; magari frazionando ke settimane a disposizione fra i mesi di luglio e settembre, agli antipodi, dunque, di qualunque esodo e controesodo, a debita distanza dal tipico flusso del turismo di massa sia nei loro punti di partenza (aeroporti, stazioni ferroviarie) che nelle stesse località di villeggiatura.
Per altri habitué vacanzieri, la prassi estiva non prevede né aereo né treno; c’è chi appunto resta nei confini nazionali, magari attraversando buona parte della penisola, ma ad ogni modo facendo affidamento su un solo mezzo di trasporto: la propria auto. In questo caso, prima di ogni partenza, bisogna approntare un’opportuna preparazione, e non soltanto dal punto di vista del quantitativo di bagagli.
Truffa sulla benzina: cosa ha scoperto l’inchiesta della Guardia di Finanza
Occorre non sottovalutare alcun aspetto che ruota intorno all’affidabilità diretta o indiretta del veicolo in possesso. Innanzitutto, è sacrosanta una preventiva manutenzione del mezzo, a 360 gradi: dal motore, ai sistemi elettrici ed elettronici, ai pneumatici. Ciò risparmierà preoccupazioni e scrupoli durante il viaggio, oltre al rischio imminente di guasti. Al contempo, più che una preparazione, è indispensabile procedere ad una regolarizzazione che tenga lontano il titolare dell’auto dalle pesanti sanzioni inflitte nella circostanza di un posto di blocco in autostrada.
Pertanto, se necessario, meglio pagare per tempo qualsiasi debito relativo a bollo auto e assicurazione. In tale maniera, resta, precipuamente in strada, soltanto la spesa contestuale dei pedaggi autostradali, ma soprattutto delle ricorrenti soste per il rifornimento di carburante. Quest’ultima è una spesa che è tornata, di nuovo sotto le luci della cronaca, dopo i nuovi e fulminanti rialzi delle tariffe di queste ultime settimante, proprio a ridosso delle partenze.
Su benzina e diesel, inoltre, vige un’attenzione particolare da parte delle Forze dell’Ordine, per sventare per tempo ogni tentativo di truffa o di commercio illegale. Una della più importanti operazioni messe a segno contro il contrabbando, risale a pochi giorni fa, quando la Guardia di Finanza di Venezia, su provvedimento del gip di Roma, ha sequestrato ad una società di uno degli arrestati, residente nella provincia di Milano, 33 immobili in fabbricati e terreni, 2 veicoli, oltre 70mila euro in quote sociali e conti correnti intestati ai destinatari della sentenza.
Il tribunale ha condannato il titolare dell’azienda ad una pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e dal commercio con la Pubblica Amministrazione. Ad oggi, le indagini concentrate perlopiù sull’evasione di iva sui carburanti ha permesso allo Stato di mettere mano su una liquidità pari a 30 milioni di euro. I guadagni illeciti partono infatti da fittizi passaggi di operazioni inesistenti che vengono registrati tramite l’emissione di fatture. Nel caso di Venezia, si è scoperto un deposito costiero di carburante, da lì estratto e rivenduto alle pompe di benzina del nord-est. Il tutto, ovviamente, a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato.