Nuove immissioni in ruolo per presidi e direttori scolastici con il concorso del Ministero dell’Istruzione: assunzioni tempo indeterminato in varie Regioni
Il lavoro non va in vacanza. O meglio, la ricerca di lavoro non prevede molto relax e divertimento. Questo da sempre, anche quando si è trattato o si tratta di riflettere sui propri orizzonti e ambizioni di carriera. E che ciò combaci con i mesi più caldi dell’anno, è in un certo senso, una pura casualità. D’altronde, se l’autunno, i mesi di settembre e ottobre sono i mesi della ripartenza dei flussi della normalità, essi non fanno eccezione sul piano professionale.
Tali mesi sono spesso la cornice termporale ove hanno luogo concorsi pubblici, lunghi tour de force nei colloqui di lavoro, i processi di assunzioni, prolungandosi, il tutto, per vari mesi, e con un processo molto simile a quello dei gironi sportivi a eliminatorie. Gli individui sono abituati piuttosto presto a questo sport: lo dimostra la scuola, la competizione che vige su alcuni importanti esami, il conseguimento restrittivo di borse di studio; senza escludere l’università.
A partire dagli studenti che hanno appena superato l’esame di maturità, si apre a strettissimo giro la stagione di preparazione relativa agli esami di ammissione per l’accesso alle facoltà universitarie pubbliche. Naturalmente, il vero nemico è il numero chiuso, capace di gettare al vento, in caso di esclusione, settimane di duro lavoro e di assenza da qualunque forma di riposo dopo lo sforzo dell’Esame di Stato.
Insomma, come accennato, un analogo sforzo e una simile percentuale di rischio si registrano in vista di uno dei non frequentissimi concorsi pubblici, o in molte altre tipologie di assunzioni. Ma queste peculiarità non si presentano soltanto nei confronti di coloro che non hanno un lavoro, ma anche nei confronti di chi un lavoro ce l’ha già e rientrano nei canoni delle normali procedure di “balzo” delle carriere.
Soprattutto nella Pubblica Amministrazione, l’accesso alle assunzioni non rappresenta affatto una questione facile. A partire dalle occasioni di bando, davvero sin troppo rare; e poi sui numeri delle posizioni aperte che possono attingere col contagocce su un’offerta di lavoratori davvero sterminata. In tal senso, la burocrazia fa sentire proprio in questi contesti la sua natura pachidermica.
Di fatto, però, è sempre una buona notizia quando si possono annunciare nuovi concorsi di vista da parte della PA. Come il bando lanciato dal Ministero dell’Istruzione, circa “l’assegnazione degli incarichi ai dirigenti scolastici neoassunti per l’anno scolastico 2023/2024“. Si sta parlando di 280 nuovi dirigenti scolastici da assumere a tempo indeterminato, con le immissioni in ruolo effettive così distribuite nel dettaglio: 210 sono le assunzioni effettive, di 166 proverranno dal concorso nazionale bandito nel 2017 e dagli incarichi autorizzati nel 2019.
E ancora: 44 assunzioni provenienti da una procedura datata 2011, nel ruolo di dirigenti scolastici in Campania, definitivamente regolarizzate soltanto dal prossimo settembre; e altre 57, non assunzioni, bensì trattenimenti in servizio di presidi pensionabili. Ecco come si è arrivati faticosamente all’addizione di 280 posti annunciati. I neo dirigenti saranno chiamati a scegliere tra le seguenti sedi vacanti: 154 in Lombardia; 74 in Veneto; 56 in Piemonte; 40 in Emilia-Romagna; 13 in Liguria; 12 in Friuli Venezia-Giulia; 2 in Toscana; 5 in Sardegna. Certo, non si può non notare la concreta sproporzione tra nord e sud, con la pressoché assenza di collocazioni nelle Regioni meridionali; e infatti, il governo Meloni si appresta a tagliare un bacino di istituti scolastici autonomi.