La cessione del quinto è uno degli strumenti più diffusi per dilazionare comodamente i pagamenti per la restituzione di un finanziamento. Tutti i dettagli
Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, le prospettive di portare avanti i propri progetti di vita su base ovviamente economica sono andate incontro ad un’inevitabile battuta di arresto, a meno che le spalle delle risorse personali continuino ad essere sufficientemente coperte. La crisi energetica si è ben presto trasformata nell’ennesima crisi monetaria, ma al solito le conseguenze peggiori si sono palesate tra i cittadini meno abbienti che negli astratti e cruciali mercati internazionali.
È stato un brevissimo cambio di punti di vista: dal pagamento delle bollette del gas in aumento, si è passato al rialzo generalizzato del costo della vita. Si tratta, d’altronde, di effetti speculari che inducono alla medesima riflessione: l’aumento dei prezzi ha inversamente ridotto il margine di consumo, ovvero quello che comunemente viene chiamato il potere di acquisto.
Alla base di tutto c’è l’onnipresente inflazione, misuratore della crescita in tempi ordinari, fattore endemico negli straordinari crolli dei mercati globali. In chiave internazionale, oltre a contaminare lo scambio dei beni, l’elemento inflazionistico non poteva non toccare lo scambio dei servizi e il costo del denaro. Pertanto, tale decollo ha richiesto nel quadro europeo una dura terapia come quella del rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea.
Non è stata vera crisi, quella dei mutui, ma un sensibile crollo c’è stato. Per paradosso, ma anche per un effetto niente affatto deteriore, l’aumento dei tassi sta tuttora valorizzando i rendimenti sui risparmi. Di fatto, però, nei mutui sia a tasso fisso, sia a tasso variabile, si sono registrate punte di aumento sulle rade delle restituzioni in essere fino a 250 euro in più ad ogni mese. Di solito, trascorsi un certo numero di anni, alcuni titolari pensano di ricorrere ad alcuni strumenti per persuadere gli istituti di credito a rivedere l’impatto dei finanziamento.
Si parla di mezzi finanziari quali la surroga del mutuo, la rinegoziazione delle condizioni sugli interessi e l’estinzione del debito. Tra le modalità per alleggerire la pressione dei pagamenti, ve n’è una particolarmente diffusa tanto tra i lavoratori, quanto tra i pensionati: la cessione del quinto. È la formula applicata nei prestiti a tasso fisso, consistente nel prelievo mensile del quinto (appunto) di uno stipendio da busta paga, oppure dal cedolino INPS.
A differenza del prestito classico, in cui la rata va alla banca che ha erogato il prestito, il quinto viene versato all’istituto di credito del datore di lavoro o dall’ente di previdenza (per i pensionati). Tra le garanzie dei lavoratori, la cessione del quinto richiede requisiti anche ai datori, come ad esampio di avere un numero di dipendenti non inferiore a 16 e ampia solidità economica.
Nel caso si abbia un contratto a tempo determinato, si deve garantire di estinguere il debito prima della scadenza del contratto. A coprire i rischi ci pensa la presenza del TFR maturato, ma viene imposta una polizza assicurativa obbligatoria, su vita o perdita del posto di lavoro. Per questo, il lavoratore deve allegare alla richiesta di finanziamento il certificato di stipendio, oltre l’ultima busta paga.
Sarà la banca, invece, a raccogliere il benestare da parte del datore di lavoro. Si possono successivamente ridiscutere i termini del prestito, allungandone la durata o aumentando la liquidità erogata; ma il rinnovo è possibile soltanto al superamento del 40% del piano di rimborso e che il nuovo prestito si prolunghi per 10 anni. Inoltre si può recedere dal contratto di cessione entro 14 giorni dalla firma della stipula.