Ecco quali sono le condizioni che permettono di accedere al riconoscimento della misura agevolata. Ma soprattutto chi sono i lavoratori a richiederla
Sarà forse la volontà di abbattere i numerosi appuntamenti che affollano anche ad agosto calendario previdenziale, oltre alle giornate di pausa delle attività in avvicinamento per via della contingenza con Ferragosto e le ferie, che per la contestuale tornata sulla consegna delle pensioni INPS, sono bastati insolitamente quattro giorni, senza che un fine settimana. sia venuto ad interferire la convocazione dei percettori.
A parte la risolutezza della prassi, l’appuntamento non è giunto privo di novità; anzi, ha proseguito la lunga maratona di cambiamenti all’interno della condotta pensionistica dell’INPS. Si tratta infatti dei graduali esiti che sta dando l’intenso lavoro svolto dall’Istituto dall’inizio di quest’anno. L’elaborato intervento riguarda l’aggiornamento delle tabelle dei contributi destinati ai pensionati, secondo l’adeguamento ISTAT dettato dagli indici di consumo e dell’inflazione.
Dallo scorso mese di gennaio sono state gradualmente rivalutati i ratei ordinari sulla scorta dei nuovi importi; con un lento processo di regolarizzazione sono approdati gli arretrati nei cedolini INPS. Il lungo rinvio ha riguardato le pensione minime. Anche queste ultime sono parte dell’ampia rivalutazione, ma le tempistiche di applicazione sono state estremante lunghe, sebbene le istruzioni di adeguamento sono state immediatamente incluse al varo della legge di bilancio 2023.
Proprio con i cedolini di agosto, l’ente previdenziale ha provveduto all’applicazione degli indici percentuali sulle prestazioni dei pensionati minimi (con l’augurio che il credito delle casse INPS abbiano soddisfatto l’intera platea degli interessati): 1,5% di incremento per i percettori minimi fino a 75 anni; aumento del 6,4% per i pensionati over 75 anni. Competenze e arretrati, dunque. Ad essi si sono aggiunte somme integrative prodotte dai riconteggi su fattori anagrafici e reddituali (come le più recenti variazioni ISEE).
D’altro canto, il tema delle pensioni è spinoso sotto vari punti di vista, non soltanto per le difficoltà ad accelerare azioni economiche di supporto non sufficientemente rapide. Di questi tempi, già il riconoscimento del trattamento previdenziale è un traguardo ambito; subito dopo, però, il successo si ridimensiona a causa dei bassi importi che caratterizzano i cedolini di molti anziani percettori.
Di fatto, è l’attuale demografia nazionale a complicare ulteriormente un quadro che fluttua tra lo scarso accesso occupazionale dei giovani lavoratori e la prolungata permanenza richiesta nello svolgimento delle mansioni che ne allontana il pensionamento. Sulla base dell’età media raggiunta, ha preso istanza la pensione di vecchiaia dettata dalla Riforma Fornero: 67 anni anagrafici e almeno 20 anni di contributi versati.
Per favorire in termini relativi il ricambio generazionale, la Quota 103 consente un congedo anticipato per coloro che hanno versato contributi per 41 anni e hanno raggiunti 62 anni di età. Ma resta attiva anche la Quota 100 per chi matura, a parità di età, anziché 41, 38 anni contributivi, presentando la domanda entro il 31 dicembre 2023 (dopo la scadenza al 2021).
Potranno approfittarne anche le lavoratrici dell’Opzione Donna, con 60 anni di età (ridotti di 1-2 anni con la presenza di uno o più figli) e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022. Le lavoratrici dovranno però provenire dalle seguenti categorie: persone con invalidità a partire dal 74%; caregivers; lavoratrici dipendenti derivanti da aziende dove è aperto un tavolo di crisi dell’impresa o con licenziamento.