La Tari non pagata può portare anche a conseguenze gravi per i cittadini. Cosa prevede la legge in merito al pignoramento
La Tari è l’imposta sui rifiuti di competenza comunale. Essa viene erogata per contribuire ai costi ed alle spese per la raccolta e la differenziazione dei rifiuti. Dipendentemente dal Comune, può avere importi e modalità di erogazione differenti. Ad esempio può essere corrisposta due volte al mese, semestralmente, o una volta l’anno, in un’unica soluzione. Anche l’importo ha diverse variabili. Innanzitutto la tipologia dell’immobile. Ovvero se si tratta di abitazione privata, esercizio commerciale, esercizio di ristorazione oppure ufficio. Nel caso dell’abitazione privata contano ai fini della tassa i metri quadri dell’appartamento, ed il numero dei componenti del nucleo familiare.
Poi c’è anche differenza da Comune a Comune. La Tari può essere ridotta in quota dal 20 all’80% nel caso in cui ci sia un evidente disservizio nella raccolta dei rifiuti. Anche in questa eventualità, per fare la richiesta sullo sconto, si deve ampiamente documentare l’inadempienza del servizio raccolta e smistamento rifiuti. La Tari è un’imposta ampiamente evasa. A volte per dimenticanza, altre volte, specialmente negli ultimi anni, come forma di protesta. Solo che non pagare la Tari porta a delle conseguenze piuttosto gravi, che possono arrivare anche al pignoramento dei beni.
Tari, dopo quanto tempo vengono pignorati i beni
La Tari deve essere corrisposta perentoriamente entro il giorno di scadenza indicato sul modello che viene recapitato a domicilio. Neanche i ritardi nella spedizione possono essere motivo sufficiente per pagare l’imposta dei rifiuti in ritardo. Dal giorno successivo quello indicato in scadenza scattano more ed interessi, che vanno ad aumentare al crescere del ritardo. Dopo due bollettini non pagati si passa dalla condizione di ritardo nei pagamenti a quella di omissione dei pagamenti. E la condizione cambia. L’ente locale inizia ad inviare i solleciti, i quali, se rimangono lettera morta, portano ad una modifica nella presa in carico della questione.
La Tari non pagata passa dall’ente locale direttamente all’Agenzia delle Entrate sezione riscossioni. Dopodiché diventerà una cartella esattoriale come tutte le altre, ed in quanto tale, può comportare anche il pignoramento dei beni.
Prima di avviare la procedura di pignoramento l’Agenzia delle Entrate deve comunicare l’avvio del recupero forzoso, e dare 60 giorni di tempo al contribuente per rettificare la propria situazione. Se non lo fa, arriverà direttamente l’ufficiale giudiziario con documento firmato dal Giudice per recuperare i debiti dalla Tari. In quanto cartella esattoriale, si può anche richiedere di entrare nella definizione agevolata di rottamazione o saldo e stralcio.
Cosa possono pignorare
Quando la Tari non pagata diventa cartella esattoriale, si può arrivare alla procedura di pignoramento dei beni. Che se convalidata parte dalla sottrazione del denaro dal conto corrente, ma con un limite percentuale sullo stipendio. A seguire i beni mobili ed immobili. Si ricorda che l’Agenzia delle Entrate, in quanto ente pubblico, non può pignorare la prima ed unica casa di residenza del nucleo familiare. Nel caso invece in cui si tratti di debiti verso privati, anche la prima casa può essere toccata.