Recupero bollette non pagate, si rischiano veramente i pignoramenti dei beni o si tratta solo di una paura infondata?
Si passa da una compagnia fornitrice all’altra per risparmiare e per contenere i costi sempre ingenti delle utenze domestiche e in uno dei passaggi sfugge un conguaglio che al cliente non risulta. Ma cosa succede se la fattura non viene saldata nemmeno dopo tutta la procedura per riottenere il dovuto?
Per la legge chi non paga un proprio debito ne risponde con i suoi beni e il suo patrimonio presente e futuro, ma passare da una morosità all’esecuzione forzata sui beni mobili, immobili, sul conto corrente, su pensione o stipendio è tutt’altro che facile e immediato. Le procedure sono tutt’altro che automatiche e richiedono tempo e passaggi obbligatori, oltre che spese per le parti. Il recupero crediti attraverso altre forme con società preposte, appare più conveniente.
Bollette non saldate si va incontro a pignoramenti
Diciamo subito che di norma le società fornitrici delle utenze domestiche non sono molto propense a far cause per importi e somme basse considerando tempi e costi delle procedure civili. Il pignoramento resta una possibilità comunque sempre possibile perché l’ordinamento non fa eccezioni per questi casi, ma la realtà fattiva è un po’ diversa. Prima di questo traguardo le compagnie seguono un altro iter che prevede step diversi.
Dopo il mancato pagamento qualsiasi compagnia fornitrice invia un avviso di sollecito, inserito di solito nella prima bolletta successiva con cui si ricorda il debito al cliente. Nel caso l’avviso non abbia seguito e la bolletta risulta non pagata, la compagnia invia una raccomandata con una diffida, indicando una data entro cui pagare il debito. In caso di mancato saldo c’è la sospensione della fornitura che nel caso della luce procede con una prima diminuzione della potenza dell’impianto prima di lasciare al buio il cliente moroso.
La prescrizione della bolletta dura 5 anni, entro i quali il fornitore creditore può richiedere il pagamento. Ogni lettera di diffida o avviso di pagamento (raccomandata con avviso di ricevimento o mail di posta certificata) fa interrompere la prescrizione a la fa ripartire daccapo. Questo è il termine per recuperare la bolletta da parte della ditta, mentre la contestazione dell’utente non ha un termine massimo da rispettare.
Cliente moroso che succede
Il primo tentativo di recupero avviene spesso con una telefonata di un call center di un centro di recupero debiti, ma questo non interrompe la prescrizione entro i 5 anni. Può capitare poi che ci sia una lettera di un legale per ricordare il debito con un invito perentorio a regolarizzare la posizione.
Dopo di che si può passare al decreto ingiuntivo che consiste in un passaggio davanti a un giudice che mette un ordine di pagamento notificato entro 60 giorni al debitore. Questi ha poi 40 giorni per il pagamento o per fare ricorso con un avvocato. Scaduti i 40 giorni l’atto non è più contestabile e diventa esecutivo.
Al debitore viene inviato tramite ufficiale giudiziario l’atto di precetto con la scadenza di 10 giorni per saldare, trascorsi i quali può scattare il pignoramento nelle forme ritenute più vantaggiose dal creditore (dei mobili, del conto corrente del quinto di stipendio o pensione). Ma come detto, il pignoramento pur se legale, resta improbabile per una bolletta non pagata.