La somma da versare per l’Imu in caso di comodato d’uso, a quanto ammonta l’importo da pagare, ecco le regole per il 2023
L’Imu (Imposta municipale propria) è un’imposta diretta sulla proprietà di fabbricati diversi dall’abitazione principale (fa eccezione quindi la prima casa), di quelli appartenenti alla categoria catastale signorile (cioè le categorie di lusso A/1, A/8 o A/9), di aree fabbricabili, di terreni agricoli, o in altri casi dal proprietario o dal titolare di un diritto (usufrutto, concessione, enfiteusi, leasing, eccetera).
Quindi non si paga per la prima abitazione, a meno che non siano, abitazioni di tipo signorile, ville, castelli, palazzi di grande valore artistico o storico ed è versata ai comuni secondo aliquote base modificabili in rialzo o riduzione dalla amministrazioni comunali. Si tratta indubbiamente di un’imposta che coinvolge il patrimonio dei contribuenti, applicata sui beni immobili.
Diciamo immediatamente che in caso di comodato d’uso si ottiene la riduzione dell’Imu del 50 per cento, ma esclusivamente se il contratto e a titolo gratuito. L’Imu va applicata al netto dello sconto del 50 per cento quindi occorre sapere quando spetta la riduzione e quando no. Il primo aspetto da evidenziare è che il comodato d’uso gratuito che dà diritto alla riduzione è quello tra parenti in linea retta di primo grado, cioè tra genitori e figli.
L’agevolazione consiste nella riduzione alla metà della base imponibile per il calcolo dell’Imu e si applica alle abitazioni non di lusso per i parenti di primo grado che la usano come casa principale. Altra importante condizione per avere la riduzione è che i contratto sia regolarmente registrato all’Agenzia delle Entrate. Inoltre il proprietario della casa deve possedere solo un’altra casa oltre quella principale e avere la residenza e la dimora nello stesso comune in cui si trova l’abitazione in comodato d’uso.
Quindi le condizioni sono chiare comodato d’uso per i parenti in linea diretta di primo grado (genitori e figli), contratto registrato all’Agenzia delle Entrate, il proprietario deve possedere solo una casa oltre la principale e stessa residenza nel cui comune cui si trova l’immobile in comodato. Ma chi paga l’imposta?
Per l’Imu la persona che deve pagare l’imposta è il proprietario dell’immobile, in quanto la sua dimora principale sarà un’altra, risultando quindi come seconda casa. Esistono comunque dei casi nei quali la riduzione per comodato d’uso gratuito non è applicabile. Nel dettaglio si tratta di contratti per abitazioni di lusso (categorie catastali A/1, A/8 e A/9); proprietà di 3 o più immobili ad uso abitativo;
Altre situazioni che comportano la non applicabilità del comodato sono la residenza del proprietario in un comune e la seconda casa posta in un altro; il proprietario dell’immobile risiede all’estero; la casa data in comodato d’uso non è utilizzata dal comodatario come casa principale; il contratto di comodato d’uso gratuito è stipulato fra nonni e nipoti oppure tra parenti diversi da quelli di primo grado in linea diretta.
Ricordiamo infine che la dichiarazione per l’ottenimento della riduzione in questo caso non è richiesta, perché Comune e Agenzia delle Entrate sono già a conoscenza dei requisiti che servono a ottenerla essendo un contratto registrato.