In un mondo di incertezze il lavoro rimane una costante, tuttavia quanti rinnovi devono essere effettuati prima di passare ad un contratto indeterminato?
Il lavoro nobilita l’uomo, questo è quello che da sempre si afferma ed è una delle verità ancora oggi più vere, il lavoro rende liberi, autonomi e questo non ha prezzo. In un Paese in cui la fuga di cervelli a causa delle scarse prospettive lavorative è una certezza, sono molti quelli che per necessità o mancanza di possibilità devono rimanere in Italia cercando di “arrangiarsi” alla meglio: salari bassi per turni lavorativi estenuanti, questo è quello che offre il Paese ma se è pur vero che la realtà di una parte della nazione non lo è per tutta, ci sono tante realtà che possono offrire un lavoro dignitoso con un compenso adeguato, ma ciò che al con tempo interessa è: dopo quanto tempo da precari si ottiene il contratto a tempo indeterminato?
Contratto indeterminato, dopo quanti rinnovi avviene?
La caccia al posto fisso è l’obiettivo di tanti, molti giovani si sento scoraggiati dalle poche prospettive di lavoro per cui emigrano in altri Paesi e nazioni, tuttavia ci possono essere ancora delle realtà che permettano di realizzarsi nel Bel Paese ma per farlo è anche vero che si deve essere davvero molto fortunati. La domanda che più spesso ci si pone è anche quella di sapere, effettivamente, dopo quanto tempo si può ottenere un contratto a tempo indeterminato? Dopo quanti rinnovi?
Quando il datore di lavoro assume personale, in base alle regole vigenti e alle normative, può somministrare dei contratti a termine, tempo determinato, che hanno un inizio ed una fine, tuttavia c’è una certa flessibilità che permette al datore di poter somministrare più contratti a termine prima di decidere se assumere il personale a tempo indefinito. Prima di tutto, queste regole variano da paese a paese ma in questo caso specifico, in Italia, il proprietario d’aziende può offrire al personale un contratto determinato che varia dalla durata di 1 mese a 6 mesi, il massimo rinnovabile è di tre o quattro volte prima che il contratto automaticamente sia somministrato in forma indeterminata. Tuttavia il datore di lavoro può all’ultima somministrazione eventualmente decidere di non rinnovare ulteriormente e far perdere cosi la possibilità di un rinnovo a tempo indefinito. Ma come in tutte le cose ci sono eccezioni alla regola, il discorso è differente se parliamo di lavoratori stagionali che hanno a contratti a somministrazione periodica ma che possono essere rinnovati per svariate molte nell’arco di tempo breve e a lungo termine in quanto ci sono dei presupposti diversi dalla norma.
La possibilità quindi di convertire un contratto determinato in indeterminato può avvenire dopo la somministrazione di tre o quattro volte del contratto a termine, a meno che il datore di lavoro non decida di licenziare il dipendente o che quest’ultimo decida di non volere un contratto a tempo indefinito. In più è bene fare la differenza con quelli stagionali che hanno norme e regole diverse in base alla tipologia di lavoro. Per fare un esempio semplice e pratico, se una persona è un’addetto alla pescheria in un supermercato dopo un massimo di 2 anni di contratto determinato passa in modo automatico a indeterminato col bene sta dell’azienda e del lavoratore, se si è cameriere in un ristorante di zona balneare quindi come lavoratore stagionale il numero di volte di rinnovi è superiore e può essere rinnovato per più anni.