Quale possibilità esiste di avviarsi alla pensione con questa articolare forma di accordo aziendale valido anche nel 2024
Sul piano delle riforma strutturale del sistema pensionistico italiano non si registrano novità di rilievo in questa fase dell’anno. Le discussioni finora non hanno portato a risultati decisivi viste le difficoltà sul piano finanziario e il contesto sociale e demografico del Paese. L’unica certezza il tentativo di superare l’impianto complessivo della riforma Fornero delle pensioni, cosa tutt’altro che agevole.
Con molta probabilità per la fine dell’anno in corso saranno prorogate le misure esistenti con al più dei ritocchi marginali, in attesa delle decisioni in legge di bilancio dettate dalla necessità di far quadrare i conti pubblici. Esistono quindi degli strumenti che a meno che di stravolgimenti saranno presenti anche il prossimo anno e consentiranno un avvio alla pensione per alcune categorie di lavoratori. Vediamo di che si tratta.
Tra le possibilità esiste quella legata ai contratti di espansione. Si tratta di una modalità di incentivare il ricambio generazionale delle aziende e l’aggiornamento professionale per personale. Lo strumento, sottoscritto da associazioni di categoria e organizzazioni dei lavoratori, permette due opzioni:
Il contratto di espansione, questa la denominazione dello strumento, deve essere sottoscritto dalle organizzazioni sindacali dell’azienda e dall’azienda stessa, che deve avere almeno 50 dipendenti, con la accettazione finale del lavoratore. Si tratta di un vero e proprio scivolo di 5 anni verso altre prestazioni previdenziali. Quelle interessate nello specifico sono pensione di vecchiaia (67 anni e 20 di contributi) e pensione anticipata (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, più una finestra contributiva di 3 mesi).
Questo scivolo per la pensione non può essere utilizzato per accedere ad altre prestazioni previdenziali, quindi non può essere usato per Opzione donna, pensione per i lavoratori precoci, Ape sociale.
Quindi non si parla di una pensione vera e propria, ma di un accompagnamento alla previdenza finanziato dall’azienda. L’indennità che versa è pari alla pensione maturata dal lavoratore al momento della decorrenza del contratto stesso. Inoltre nel caso di pensione anticipata, il datore di lavoro è tenuto a versare anche i contributi calcolati sulle retribuzioni di 5 anni, fino al raggiungimento dei requisiti previdenziali. In altre parole con il contratto di espansione è possibile andare in pensione a 62 anni, invece dei previsti 67 anni per la pensione di vecchiaia, solo se si hanno già 20 anni di contributi.
Oppure andare in pensione con 37 anni e 10 mesi di contributi (rispetto ai 42 per gli uomini) se si intende accedere alla pensione anticipata. Per le donne bastano 36 anni e 10 mesi rispetto ai 41. Quindi per chi si trova a 5 anni dalla pensione di vecchiaia o da quella anticipata potrebbe accettare il contratto di espansione, valutando però che dato l’anticipo si ha una riduzione dei contributi versati e dell’indennità percepita.
In più, pur essendo pagata per 13 mensilità, non prevede la perequazione annuale, non è reversibile ai superstiti, non prevede maggiorazioni come la quattordicesima, è tassata come reddito da lavoro dipendente. Quindi prima di sottoscrivere un contratto di espansione è necessario prestare molta attenzione ai pro e ai contro.