Con il susseguirsi degli stop del contributo per i redditi più bassi, l’ente previdenziale illustra le opportunità delle nuove misure messe in campo
Sullo sfondo delle vacanze, ma soprattutto delle grandi partenze in avvicinamento, di solito, in estate si abbassano le luci dei riflettori della cronaca, quella che funge da cornice alle incombenze di tutti i giorni in una famiglia media. Con molta probabilità, bisognerà attendere il completamento del controesodo, quando le città tornano a riaffollarsi della loro satura urbanizzazione umana, per tornare a riassaggiare il lessico della crisi.
Sì, stagionalmente si tiene lontana dagli umori la reale fotografia di una crisi per sostituirla con la posticcia immagine di un’altra. Per questo, nel mese di settembre, puntualmente si scarica un senso del dramma fatto di rincari – appunto – settembrini delle bollette sulle utenze domestiche, così come il sempreverde caro scuola, con il relativo caro libri, e l’intramontabile caro carburanti. Come a scaricare principalmente sul mondo della scuola un certo eccessivo “consumismo” prodigato nelle vacanze d’agosto.
Ma i tratti realistici di una crisi economica sono difficili da occultare. Specialmente per i diretti protagonisti, ossia i cittadini più in difficoltà, i nuclei familiari meno abbienti con figli a carico. Sotto questo profilo, gli ultimi governi susseguitisi hanno rivolto uno sguardo particolare nei confronti delle famiglie, rafforzando misure economiche esistenti ed integrandoli con la contingenza di nuovi strumenti dettati dagli odierni tempi difficili.
La principale misura dedicata alle famiglie è rappresentata dall’Assegno Unico e universale, dedicato a tutti i lavoratori e i pensionati (e non solo) con figli a carico, minori fino a 21 anni o disabili. Il suo carattere universale libera il riconoscimento da qualsiasi ostacolo, limitandosi esclusivamente a calmierare gli importi dell’assegno per ogni figlio in base alla dichiarazione dell’ISEE familiare.
Come si sa, però, le ultime crisi economiche, compresa quella sanitaria da Covid-19, hanno gravemente inciso sulla ricchezza nazionale, risvegliando il constante spauracchio della recessione, ed espandendo l’ombra dell’inflazione. Oltre alle ferite sul tessuto produttivo, il fattore inflazionistico, dagli esordi, non ha fatto che alimentare la riduzione del potere di spesa ridimensionando ulteriormente l’esiguità dei redditi.
In questo quadro, dal 2019 è entrato in servizio lo strumento previdenziale erogato dall’INPS (così come l’Assegno Unico e tante altre misure di sostegno) più significativo degli ultimi decenni: il Reddito di Cittadinanza. A favore dei contesti familiari ove si convive con un progressivo impoverimento, tale misura è oramai sulla strada della definitiva cessazione, definitivamente sostituita, dal 1° gennaio 2024, dalla doppia misura del Supporto Formazione Lavoro e l’Assegno di Inclusione.
Dopo lo stop di agosto dei pagamenti sul RdC, da settembre partiranno le prime erogazioni dei nuovi contributi: in particolare il SFL, destinato ai soggetti occupabili, ossia ai soggetti tra i 18 e i 59 anni, i quali debbono aderire ad un patto sociale per il reinserimento lavorativo al fine di proseguire il percepimento dell’assegno. Dal prossimo 1° gennaio tocca invece all’AdI, rivolto ai soggetti non occupabili over 60, minorenni e disabili. Per l’accesso alla domanda, l’ISEE richiesto è di 6mila euro annui (di 9.360 euro in caso di nucleo familiare).