Quando la pensione di reversibilità spetta nella misura del 100 per cento, casi in cui non si sono riduzioni per i beneficiari
Alla morte di una persona muore è prevista la possibilità che ai familiari sia assegnata la pensione ai superstiti. Per ottenerla bisogna avere dei requisiti specifici e serve che ci siano delle condizioni particolari. A seconda del genere di trattamento, la pensione può essere di due tipi diverse, la pensione di reversibilità e quella indiretta.
Il trattamento è destinato ai familiari della persona defunta a cominciare dal coniuge. Figli, genitori, fratelli e sorelle possono avere diritto alla prestazione, ma soltanto se si verificano della condizioni particolari: risultando cioè a carico del defunto e conviventi con esso, oltre che impossibilitati a provvedere a sé stessi e non in grado di sostenersi economicamente. Dunque non è detto che la pensione ai superstiti sia assegnata, vediamo altri particolari della misura.
Pensione di reversibilità quanto spetta
La pensione ai superstiti può essere di due tipi come accennato:
- indiretta se lo scomparso non aveva già maturato i requisiti per andare alla pensione, ma aveva versato almeno 15 anni di contributi durante la carriera lavorativa, oppure almeno 5 anni di contributi, di cui 3 nei 5 anni precedenti la morte.
- di reversibilità se la persona morta già riceveva la pensione di vecchiaia, o quella anticipata, la pensione di invalidità o di inabilità;
Nel caso di morte di un lavoratore che non lascia ai superstiti il diritto alla pensione indiretta, perché non ha maturato i requisiti contributivi minimi, i familiari possono comunque avere il diritto all’indennità di morte che viene erogata una tantum dopo domanda all’Inps. La pensione di reversibilità spetta ai familiari e in prima battuta al coniuge, dietro presentazione di domanda per via telematica nel servizio apposito dell’Inps.
Il trattamento è riconosciuto fino dal primo mese successivo a quello di morte dell’assicurato, al di là della data di presentazione della domanda. Ma quanto spetta ai parenti del defunto? Le cifre variano a seconda del grado di parentela e delle condizioni in cui versano, anagraficamente ed economicamente. Nel caso di coniuge invalido al 100 per cento, anche se titolare della pensione di invalidità, la reversibilità spetta al 100 per cento.
Le due misure sono compatibili purché il reddito complessivo del percettore non superi il limite per la prestazione assistenziale (la pensione di invalidità). Cioè se non si supera il reddito di 17.920 euro all’anno, al contrario si perde il diritto alla pensione di invalidità (313,91 euro mensili per 13 quote all’anno).
Reversibilità al 100 per cento
Comunque quello dell’invalidità del coniuge non è l’unico caso in cui si gode della pensioni di reversibilità al 100 per cento di quanto percepito dalla persona deceduta. Infatti il coniuge con due o più figli a carico a diritto alla reversibilità al 100 per cento. Ricordiamo che il vedovo o la vedova da sola ha diritto alla percentuale del 60 per cento della pensione del defunto.
Anche nel caso di tre o figli, la percentuale di reversibilità è pari al 100 per cento. I figli devono essere minorenni, inabili al lavoro, maggiorenni fino a 21 anni frequentanti scuole o corsi di formazione professionale, maggiorenni fino a 26 anni di età se frequentanti corsi universitari.