Il taglio del cuneo fiscale potrebbe far ricevere ad alcuni lavoratori fino a €200 in più sulla busta paga. Chi sono i beneficiari
La crisi economica degli ultimi anni ha messo numerose famiglie in ginocchio. Oltretutto l’attuale governo ha ridotto il reddito di cittadinanza, sostegno che negli ultimi anni ha tenuto in piedi milioni di famiglie, a causa dell’aumento del tasso di inflazione e della pandemia che ha tagliato numerosi posti di lavoro. Uno dei punti cardine dell’attuale governo, riguarda la pressione fiscale. E nello specifico il cuneo fiscale. Per cuneo fiscale, si intende la differenza che c’è tra quanto il datore di lavoro paga per lo stipendio del lavoratore, e la busta paga netta che dipendente percepisce ogni mese.
Tutto questo è un composto di tassazioni e contributi. A quanto pare il nuovo governo ha previsto un taglio percentuale di 6 o 7 punti sui contributi, con la promessa di mantenere invariati gli accumuli previdenziali finalizzati alla pensione. Questa misura dovrebbe entrare in vigore a breve, e consentirà ad alcuni lavoratori dipendenti di avere una busta paga aumentata, dato che sono minori le trattenute contributive. Sperando che a questo non corrisponda una diminuzione dei contributi ai fini previdenziali.
Si tratta dei lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato con stipendio lordo annuo fino a 25mila euro e fino a 35mila euro. Sono esclusi da questo taglio i lavoratori domestici. Ovviamente, trattandosi soltanto dei dipendenti, ciò non riguarda gli autonomi, le partite IVA, i lavoratori occasionali. Sono inclusi invece i contratti a tempo determinato, ove rispettino determinate condizioni.
Coloro che hanno uno stipendio annuale lordo entro i 25.000 euro si vedranno ridurre la pressione fiscale di 7 punti percentuali. Mentre i lavoratori dipendenti fino a 35.000 euro di stipendio lordo annuo avranno un taglio delle trattenute per i contributi fino a 6 punti percentuali. Il che corrisponde a 60 euro in più, per fare un esempio, per i lavoratori con busta paga di 1.500 euro. Le tredicesime sono escluse dall’esonero contributivo.
Questo è quanto previsto dall’attuale governo. Già nel 2022, la legge bilancio aveva messo in atto delle detrazioni fiscali per gli stipendi di livello medio, dunque fino ai 28 mila euro, tralasciando invece le fasce più basse al di sotto dei 15mila euro di stipendio annuo. Ciò che lascia perplessi di questa manovra è se veramente questi punti percentuali trattenuti dai contributi non avranno ripercussioni sull’accumulo contributivo a fini pensionistici. Il problema delle pensioni sta diventando sempre più pressante, dato che si sta spostando su un contributivo puro.
Da molte parti si lamenta il fatto che l’Italia sia uno dei paesi che ha maggiore pressione fiscale rispetto al resto dell’Europa. Questo taglio potrebbe consentire ad alcuni lavoratori di avere fino a 200 euro in più in busta paga ogni mese. Già l’ex bonus Renzi, che consente di acquisire 100 euro in più al mese in busta paga è un precedente a questo ulteriore taglio. Che però non proviene dalla tassazione ma dai contributi. È da verificare quanto questa manovra in fin dei conti sia positiva per l’economia generale e per i lavoratori dipendenti. Allo stesso tempo il governo non sta avallando la proposta sindacale di portare a 9 euro l’ora il salario minimo.