Niente Naspi se il licenziamento è per questo motivo

Il Decreto Lavoro ha appena aggiornato i requisiti di accesso all’indennità di disoccupazione modificando in particolare questa regola. Di cosa si tratta

assenza non giustificata lavoro
Licenziamento (Foto Adobe – pensioniora.it)

Da un anno e mezzo a questa parte, le circostanze fattuali per i singoli individui si sono stabilizzate ma non hanno registrato, di fatto, un netto miglioramento, né rispetto alle condizioni globali (la persistenza sulla mancanza di una soluzione diplomatica del conflitto, il perdurare dell’azione erosiva sui capitali privati dell’inflazione, la recessione dietro l’angolo), né circa le condizioni economiche ed esistenziali dell’individuo (il calo del potere di acquisto, la riduzione della spesa e della capacità di risparmio.

Insomma, poco è migliorato, e ancora troppo è nettamente da migliorare. Le bollette energetiche si sono stabilizzate, è vero, ma portano dietro di loro (almeno per precisi gestori delle forniture) la scia delle speculazioni a danno dei cittadini e il mancata, sistematica rifondazione dei conguagli per tutti gli utenti coinvolti (ma solo per una piccola fetta). Mentre lo strascico di irregolarità, seguito ad una situazione che è stata gestita dalle istituzioni con estrema difficoltà, si sta gradualmente affiancando l’effetto domino che dal gas si sta man mano producendo nel comparto elettrico.

Niente Naspi se il lavoratore persegue questo comportamento

assenza non giustificata lavoro
Disoccupazione (Foto Adobe – pensioniora.it)

A rimetterci, come è noto, sono state decine di migliaia di bilanci domestici; e questi sono soltanto la coda di una lunga catena di criticità: a partire dal mondo del lavoro, all’interno del quale sono deflagrati i fattori di solidità di aziende e di imprese, piccole e medie (in particolare quelle dei settori energivore, ma non hanno resistito molte altre piccole realtà professionali di fronte alla pressione degli alti costi delle utenze), costringendo in molte occasioni alla chiusura.

In concreto, molti dipendenti sono stati riversati nel sostegno della cassa integrazione; altri, invece, a seguito dell’abbassamento delle saracinesca o della chiusura degli uffici della stessa impresa, sono stati licenziati. La dinamica potrebbe ricordare, tra l’altro, il drammatico contesto imprenditoriale e lavorativo tout court sotto il contesto di emergenza sanitaria duranti i contagi da Covid-19.

Niente Naspi se dietro il licenziamento ci sono questi comportamenti del lavoratore

assenza non giustificata lavoro
Naspi INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

D’altronde, in virtù del fatto che il lavoro rappresenta la prima prerogativa costituzionale che gli obiettivi di uno Stato devono perseguire nei confronti dei cittadini, sono messi istituzionalmente a disposizione vari strumenti di supporto verso la stato di disoccupazione. Si tratta, appunto, di indennità di disoccupazione, erogate direttamente dall’INPS su richiesta. La più rappresentativa di queste indennità, è la Naspi.

Questa misura può essere richiesta già dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro. La decorrenza minima è di sei mesi, ma la durata della misura viene regolata dal contratto nazionale di categoria appartenente. Si riceve pertanto un contributo mensile, per circa sei mesi, corrispondente all’incirca al 75% della media degli importi delle buste paga negli ultimi quattro anni; dal settimo mese, ogni assegno mensile diminuisce del 3% rispetto al precedente.

Alla base del ricorrere alla Naspi c’è il licenziamento involontario. Le più recenti correzioni del Decreto Lavoro, hanno ribadito alcuni imprescindibili vincoli di accesso alla misura. Non sarà riconosciuta la Naspi al lavoratore che si è “macchiato” di assenza ingiustificata. Essa costituisce un illecito civile: il prolungarsi di assenze dal posto di lavoro senza giustificazione comporta queste azioni del datore di lavoro: il richiamo verbale, l’ammonizione scritta, la sospensione e il trasferimento.

Nonostante la grave responsabilità disciplinare, la legge deve tutelare qualsiasi forma di licenziamento, ma in questo modo alcuni lavoratori hanno dato delle dimissioni truccate, ossia premeditando delle assenze non giustificate per farsi licenziare per giusta causa e poter dunque richiedere la Naspi. Il DL ha pertanto corretto la normativa equiparando le assenze giustificate dopo sei giorni consecutivi alla risoluzione del rapporto di lavoro per volontà del dipendente; quindi, equivalgono a dimissioni che non consentono la richiesta della Naspi.

 

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