Ecco che cosa può accedere se dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi, non si può versare quanto dovuto
Le situazioni in cui un contribuente può trovarsi rispetto alla dichiarazione sono diverse, ma forse la peggiore è non avere quanto necessario per saldare il debito con l’Erario. Ma cosa capita in caso di dichiarazione a debito non pagata? Certo questi non sono propriamente dei tempi semplici da un punto di vista economico, la crisi stringe ancora la morsa e purtroppo i cittadini in difficoltà per debiti con il Fisco non mancano.
Alla presentazione del modello 730 per la dichiarazione dei redditi possono seguire diversi esiti. Nel primo caso il contribuente non deve versare nulla all’Agenzia delle Entrate; nel secondo si trova in una condizione di credito, in quanto ha versato delle imposte Irpef più elevate di quanto effettivamente dovuto; nel terzo, invece le trattenute effettuate non sono state sufficienti a coprire tutte le imposte e quindi si deve versare il restante debito.
Dichiarazione dei redditi senza denaro per saldare
Se dopo la dichiarazione si hanno dei debiti verso il Fisco è il sostituto d’imposta a provvedere trattenendo dalla busta paga la somma. In caso contrario deve essere il contribuente a pagare direttamente usando un modello F24. Quest’anno la scadenza per la presentazione del modello 730 è fissata al 2 ottobre, ma le somme a debito potranno essere versate entro il 30 novembre.
Cosa succede se non si hanno i soldi per pagare? Una prima soluzione è richiedere una rateizzazione del debito, fino al numero massimo di 6 rate ma solo se il primo pagamento avviene entro il 30 giugno, altrimenti le rate diminuiscono. Con il versamento a rate si deve versare anche un interesse dell’0,33 per cento. Un mancato pagamento avviene comunque solo in caso di assenza del sostituto d’imposta.
L’Agenzia delle Entrate non fa sconti per chi non ha soldi per pagare, anzi applica delle sanzioni del 30 per cento su ogni importo non versato o versato in ritardo, a cui si aggiungono anche gli interessi legali. Una riduzione della sanzione si ha con il ravvedimento operoso, infatti la sanzione è calcolata tenendo conto del tempo trascorso tra data di pagamento non rispettata e momento del ravvedimento cioè del versamento.
Il ravvedimento operoso può essere effettuato fino al momento della notifica di atti liquidazione o di accertamento, in caso di avviso bonario può ancora essere sfruttato dal contribuente.
Debito fiscale non pagato
Se non si utilizza lo strumento del ravvedimento operoso, viene emesso un atto di accertamento o una cartella esattoriale da parte di Agenzia delle Entrate Riscossione. Il pagamento va effettuato entro 60 giorni oppure può essere impugnato davanti a un giudice iniziando un contenzioso tributario. Se l’avviso di accertamento riguarda le imposte Irpef, la notifica è esecutiva, cioè l’esattore procede direttamente sui beni del contribuente senza bisogno di altri avvisi, alla scadenza dei termini per il pagamento o per la presentazione del ricorso.
Con l’avviso di accertamento esecutivo non si hanno bisogno di ulteriori procedure (per esempio l’invio di una cartella esattoriale) e l’agente riscossore può agire per l’esecuzione forzosa del provvedimento, per cui può pignorare i beni del debitore a partire dal conto corrente, può ottenere il fermo amministrativo della vettura, può pignorare un quinto dello stipendio o della pensione, può iscrivere un’ipoteca sulla casa.