Ecco come conoscere il mese dell’ultimo rateo di indennità per la disoccupazione e in generale, quanto ancora resta da ricevere dall’INPS. Come procedere
Probabilmente si deve attendere il mese di settembre, oppure l’inizio di gennaio del prossimo anno, o ancora la fine del primo trimestre venturo; insomma, questi sono i periodi scaglionati ove trovano collocazione gli esiti delle indagini statistiche e dei dati incrociati della Pubblica Amministrazione, tutti relativi alla disoccupazione in Italia. Almeno per il momento, nel succedersi delle roventi settimane di luglio e agosto, è dato conoscere soltanto quanti italiani si allontaneranno dalle loro città per le vacanze e quanto mediamente spenderanno in viaggio, alloggio e vari extra.
Ovviamente, per misurare la disoccupazione della penisola, bisogna sì prendere in considerazione diversi fattori sociali, ma è imprescindibile “carotare” quello è lo strato collettivo del lavoro. Esso costituisce di certo un tasto sensibile nel dibattito pubblico e perché appartiene pur sempre alla prima prerogativa politica riconosciuta dalla Carta costituzionale a beneficio dei cittadini, e perché evoca un quadro produttivo (come quello italiano) per sua natura estremamente suscettibile e delicato.
È la dimensione del lavoro che è estremamente suscettibile e delicata nel contesto della penisola; e lo è altrettanto la “sicurezza” che dovrebbe trasmettere la normativa in materia. Purtroppo, quello che viene comunemente indicato come “posto di lavoro” è sempre più investito da dinamiche che progressivamente finiscono per non appartenere alla regolazione dell’organizzazione sociale, e dunque ad una regolazione di carattere politico.
Al contrario, le debolezze di un sistema nazionale vengono invece man mano delegate a dinamiche di tipo globale, fuori dai ranghi della politica, strette – diversamente – alla morsa del bello e cattivo tempo della finanza mondiale. Il fattore “lavoro” è divenuto mercato del lavoro e non raramente il flusso in entrata dei lavoratori assume l’aspetto di una compravendita di bestiame tra i Paesi e le immense concentrazioni finanziarie.
Di fatto, il grido su un allarme dei diritti dei lavoratori è reale; si rischia di perdere anche quello che si è sino ad oggi conquistato, oltre a non incamerare più risultati sulle nuove istanze della collettività. Ed oggi non è affatto semplice, poiché la forza lavoro è oggi in tacita competizione con gli automatismi già esistenti e l’intelligenza binaria degli algoritmi che stabiliscono turni, orari e livelli di efficienza degli addetti impiegati.
Al centro di questi tempi di precarietà e flessibilità, con sponsor la crisi economica di turno, la disoccupazione non può che trovare facilmente posto tra gli interstizi dei fluidi livelli occupazionali, dove anche il lavoro dipendente perde posizioni, in cui la busta paga lascia sempre di più posto alla partita iva. Certo, lo Stato offre – ancora – degli strumenti per accompagnare il soggetto disoccupato verso un nuovo esordio professionale.
Lo fa tramite l’INPS, ad esempio, con l’indennità di disoccupazione, nota come Naspi. Lavoratori dipendenti e collaboratori possono usufruire per un minimo di 6 mesi a questo sussidio mensile che è pari al 75% della media delle buste paga degli ultimi quattro anni. Se il contratto di categoria prevede un periodo di erogazioni superiore a 6 mesi, dal settimo mese il rateo diminuisce del 3% rispetto al mese precedente, fino alla scadenza.
Tramite l’INPS, è possibile conoscerei anticipo quando la prestazione avrà termine. È sufficiente collegarsi al portale dell’Istituto e accedere alla Cassetta postale online. Si accede con le credenziali dell’INPS al servizio online “Domande per prestazioni a sostegno del reddito“, poi “Naspi ed indennità” e infine click su “Consultazione domande”. Premendo su “Dettaglio”, si può conoscere: la decorrenza della misura; il numero complessivo che spettano; il numero delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni. Non manca la possibilità di scaricare l’estratto contributivo personale.