Ecco quali sovvenzioni sono messe a disposizione dallo Stato per la nascita di imprese al femminile e per finanziare i progetti di neo imprenditrici
Il lavoro, si sa, rappresenta la prima prerogativa costituzionale e da essa derivano la maggior parte dei diritti e doveri che danno dignità al cittadino e alla società. Tuttavia, è noto quanto la dimensione del lavoro sia oggigiorno un sistema in più parti consunto, dove la contemporaneità del profitto e la tecnocrazia della produttività impongono risorse umane sempre meno sostenibili. L’apporto della tecnologia ha aiutato in parte a sopportare questa inarrestabile accelerazione, ma d’altro canto ha anche contribuito a disumanizzare ancora di più i ritmi di lavoro.
In ciò, i termini occupazionali sono poco considerati dalle grandi aziende dalle dimensioni globali, proprio in virtù della presenza di una miriade di automatismi che fanno gradualmente a meno della variabile umana. In un certo senso, la vita professionale di un individuo è stata integrata nella genetica algoritmica di imprese e aziende. Di conseguenza, l’inflazione di diritti e tutele sui lavoratori favorisce l’intero sistema a erodere il costo di un lavoratore, il suo stipendio, e perché no, anche la sua salute psicofisica. Senza intaccare, di fondo, i lauti profitti aziendali.
Bonus donne, fondo perduto per le piccole e medie imprenditrici
In Italia, le criticità che caratterizzano il lavoro si riflettono poi sull’altro spinoso tema, ovverosia quello della pensione. Inoltre, la fotografia della produttività ricavata dagli ultimi decenni restituisce un’immagine dove perde quota il lavoro dipendente e ad esso si sostituisce progressivamente il lavoro autonomo. Con tutto ciò che ne consegue: il contratto di lavoro a tempo indeterminato (o determinato che sia) si trasforma in un contratto di servizi tra fornitore e cliente, per cui vige una scadenza, una chiusura contrattuale lapidaria, che non ammette trattamento di fine rapporto, ferie, tutela in caso di malattia e di maternità ecc.
A dirla tutta, nonostante i progressi sociali, occorre evidenziare delle differenze pressoché anacronistiche, in particolare a danno delle donne: differenze di stipendio a parità di mansione e carriera, incisività della condizione familiare sulla selezione occupazionale. Senza sottolineare episodi di discriminazione e offesa a sfondo sessuale sullo stesso luogo di lavoro. In effetti, a ben guardare, la maggioranza maschile è presente anche nel campo dell’imprenditoria: poche sono infatti le imprenditrici italiane.
Bonus donne, fondo perduto per avviare imprese al femminile
Forse pochi sanno che lo Stato mette a disposizione una serie di incentivi e agevolazioni per favorire l’autonomia professionale di una donna. La misura ON – “Nuove imprese a tasso zero”, ad esempio, si rivolge a micro e piccole imprese nate non oltre i 60 mesi precedenti, dove la metà dei soci e delle quote di partecipazione dev’essere attribuita a donne tra i 18 e i 35 anni.
Le persone fisiche interessate debbono presentare un progetto di iniziativa che può spaziare tra la produzione di beni industriali, la trasformazione di prodotti agricoli o l’erogazione di servizi sociali o turistici. Il finanziamento agevolato giunge a coprire il 90% della spesa ammessa. Un contributo a fondo perduto viene riconosciuto alle imprese nate entro i 36 mesi, fornendo un contributo pari al 20% delle spese complessive; la misura si riduce al 15% per le società costituite da non più di 60 mesi. Le domande devono essere inoltrare dal portale di Invitalia.
Per le start up al femminile che operano e sviluppano prodotti, servizi o soluzioni di economia digitale, intelligenza artificiale, blockchain e internet of things, è dedicata la misura della Smart&Start Italia. Per le imprese e i professionisti in difficoltà col credito bancario, c’è sempre il Fondo di Garanzia PMI, messo a disposizione da Unione Europea e Stato Italiano, oltre al nuovo Microcredito di Libertà per le donne vittime di violenza, per avviare un’attività con bonus da 10mila, 25mila e 50mila euro.