Ecco cosa succede se si attende legittimamente una quota dei beni trasmissibili ma si ha sulle proprie spalle dei debiti significativi. Cosa dice la norma
In passato, esisteva l’immagine del leggendario “zio d’America”, mitico nume in grado di palesarsi improvvisamente agli occhi di lontani parenti, che avevano perso ogni traccia di lui, divenuto nel frattempo uomo di successo e di fortune. Se si vuole essere più precisi, agli occhi dei parenti non si palesa tanto lo “zio”, quanto piuttosto la lettere di convocazione di un notaio, oppure la comunicazione di assegnazione di una inaspettata quota.
Di questo proverbiale soggetto, entrato nella prosaicità delle narrazioni soprattutto di fantasia, le pellicole di celluloide hanno abbeverato le storie di molto cinema. In una società più elitaria, le fortune sono di casa, in quantità e in qualità, e dunque tutto questo rientra in una normalità tale da cambiare ben poco nelle giornate successive alle esequie e all’appuntamento col funzionario legale.
Eredità, come non compromettere la propria quota
Al contrario, una quotidianità più condivisa racconta spesso una storia meno edificante da un punto di vista della crucialità di una realizzazione, dato che, fuor di cinema, la trasmissione di beni è all’ordine del giorno e con varie sfumature. Non a caso, l’eredità può essere anche di ben più modesti termini; in nuclei familiari dove possono altresì albergare difficoltà economiche e finanziarie.
Proprio in tempi di forte e subdola crisi economica, molte famiglie vivono, per così dire a “scartamento ridotto”; la riduzione del potere di acquisto, il calo dei redditi hanno colpito i nuclei più svantaggiati, fino ad accentrare le proprie disponibilità in un solo reddito, talvolta insufficiente. Al contempo si parla di un’unica fonte che sostiene la vita di molti componenti familiari economicamente non autosufficiente o privi di un reddito autonomo.
Eredità, attenzione ai debiti ricevuti e ai propri
Tale status assume tratti ancor più precari nel contesto in cui il titolare del reddito è uno solo; se è coivolto in un lutto familiare, per i superstiti, la condizione è frutto di un netto peggioramento: non solo dal lato affettivo, ma anche da quello economico. L’INPS potrebbe intervenire a determinate occasioni: come quella in cui il defunto è stato titolare di un trattamento previdenziale.
Pertanto una parte del trattamento va all’altro coniuge e ai figli, se tutti a suo carico; si sta parlando della pensione di reversibilità, la stessa che viene assegnata se a carico ci sono fratelli, sorelle, genitori. Molto similmente, viene assegnata l’eredità secondo un ordine dettato dalla normativa, quando manca il testamento. Ma anche in presenza del testamento, devono essere garantite le quote ereditarie legittime.
Certo, l’accettazione della propria quota da parte del legittimo erede può avvenire entro dieci anni dalla conoscenza della trasmissibilità dei beni: un tempo congruo per decidere di addossarsi i debiti del defunto. Sì, perché debiti come le ipoteche e le garanzie sulle fideiussioni possono essere trasmesse eccome, eccetto che si tratti di sanzioni amministrative e tributarie, sanzioni penali, debiti di gioco, debiti prescritti, assegni di mantenimento.
Per conoscere i debiti del defunto basta richiedere un estratto conto nella sezione Riscossione dell’Agenzia delle Entrate. Se è il chiamato all’eredità ad avere debiti può rinunciare alla sua quota, oppure può accettare con beneficio d’inventario, cioè rimandando la sua decisione di accettare o rifiutare l’eredità spettante ad una fase successiva. Di fatto, se non rinuncia deve accollarsi il pagamento dell’imposta di successione da una franchigia di un milione di euro in su, altrimenti, con un immobile dovrà pagare soltanto le imposte catastali e ipotecarie.