Il datore di lavoro ha degli obblighi contributivi che non può omettere. In caso contrario si andrà incontro a sanzioni aministrative e penali piuttosto gravi
Versare i contributi è un obbligo per tutti i lavoratori. E questa è cosa piuttosto nota. Meno nota è l’informazione di chi debba versare i contributi a scopo previdenziale. Da quando il sistema retributivo ed il sistema misto hanno lasciato il passo ad un sistema puramente contributivo, anche se non per tutti i lavoratori, il versamento dei contributi per il lavoro è diventato essenziale alla fine di ottenere un minimo di tutela previdenziale quando il lavoratore cesserà la propria professione e deciderà di andare in pensione.
In genere, i dipendenti con contratto a tempo determinato, indeterminato, ed anche di collaborazione, si vedono versare parte dei contributi dal datore di lavoro. Il quale ha l’obbligo non soltanto di versarli entro le scadenze predefinite per legge, ma anche di comunicarlo sulla busta paga del lavoratore. Difatti una sezione della busta paga è dedicata proprio a questo. Mentre invece i lavoratori autonomi, quali titolari di partita IVA, che siano professionisti o collaboratori poco importa, dovranno versare i contributi previdenziali all’INPS o alla propria cassa professionale di riferimento. Cosa succede se il datore di lavoro non versa i contributi?
L’omissione e l’evasione dei contributi
Dato l’obbligo nel versare contributi per i lavoratori dipendenti e per la propria azienda, il datore di lavoro è soggetto a sanzioni amministrative o penali nel caso in cui questo dovere sia bypassato. Nello specifico la legge individua una differenza tra l’omissione contributiva e l’evasione fiscale. Nel primo caso l’omissione si applica quando lo stesso datore di lavoro provvede a compensare il ritardo dei pagamenti entro un anno dalla scadenza, o entro un mese dalla denuncia di parte. In questo caso la sanzione amministrativa sarà più leggera, pari al tasso maggiorato di riferimento, aumentato di 5,5 punti. E comunque non oltre il 40% maggiorato dei contributi da pagare. Mentre invece, si rientra nel reato di evasione fiscale, passato molto tempo e nella situazione in cui non siano stati versati i contributi la penalità sarà maggiore, pari al 30% maggiorato dei contributi non versati
I contributi omessi dal datore di lavoro
Nel caso in cui il datore di lavoro dimentica di pagare determinati contributi a carico del lavoratore, può rientrare anche nel reato penale, un reclusione pari a 3 anni, e con un’ammenda di 1.032 euro. Questo si verifica nel caso in cui la somma evasa sia superiore ai 10mila euro. Se essa invece è inferiore ai 10mila euro, non scatta il reato penale ma una sanzione amministrativa pecuniaria, che va dai 20mila euro ai 50 mila euro.
In ogni caso il lavoratore può controllare la propria situazione contributiva e eventuali omissioni nel versamento dei contributi sul portale dell’INPS accedendo al proprio cassetto personale, all’interno del quale si può recuperare il documento chiamato estratto conto contributivo. Vengono elencati tutti i contributi versati per ogni anno, ogni tipo di lavoro, ed ogni azienda con cui si è collaborato.