Oltre alle temperature infernali che stanno attraversando la penisola, sta arrivando uno strumento di sostegno a tutela della salute di questi lavoratori
Non c’è dubbio che a causa dell’eccezionale sperimentazione di temperature estive anomale in alcune parti d’Italia, cresce il desiderio di vacanza, nonostante – per chi ha il tempo scandito dalle ufficiali ferie d’agosto – la fine della routine quotidiana e delle incombenze è divisa ancora da più di tre settimane. Per alcuni lavoratori, però, anche quest’anno è emersa la possibilità di seguire una nuova abitudine, diversa da quella del passato: ossia anticipare a luglio una parte delle ferie e posticipare l’altra nel mese di settembre.
Si tratta ovviamente di una modalità che porta con sé un duplice vantaggio: quella di partire trovando eventualmente gli aeroporti e le stazioni ferroviarie non ancora congestionate dalle grandi partenze e idem per gli arrivi; quella di godersi la località deputata al relax personale senza che questa sia stata presa d’assalto dalla massa di vacanzieri. Il tutto con un vantaggio sugli esborsi relativi ad alloggio e mezzi di spostamento non ancora contaminati per intero dall’alta stagione delle tariffe.
Altro aspetto curioso è la correlata tendenza, dopo le assenze anticipate, a decidere di lavorare proprio nelle settimane d’agosto, magari approfittando di svolgere attività che spesso non trovano la massima priorità, oppure rispondendo alle e-mail. Insomma, un clima più sereno, specialmente per i lavoratori che si attardano in un ufficio; è un clima sereno anche in senso letterale, dato che l’ambiente sarà supportato da un impianto di climatizzazione alla massima potenza.
Mentre la città, in agosto, diventa un deserto, con strade che sfiorano la naturale pedonalizzazione. A parte gli outsider, tutti gli altri, sulla scia della consuetudine agostana, si immetteranno nei loro rispettivi e affollatissimi vettori di partenza. Ebbene, sin dalla seconda metà di questo luglio, risulta non certo facile mantenere una piena lucidità nelle proprie mansioni se si. è a diretto contatto con i gradi che propina quotidianamente il contesto climatico.
Temperature straordinarie, quale massima espressione dei cambiamenti climatici senza fine che hanno trovato una reale forma di adattamento del genere umano se non quella di alzare l’intensità elettrica del condizionatore di casa. Ma oggettivamente si conoscono i profili di quei lavoratori che operano all’aperto, come: postini, operai di cantiere, rider, fattori, forze dell’ordine e tanti altri.
Pertanto, con l’eccezionalità del fenomeno, l’INPS ha previsto che si possa richiedere la cassa integrazione ordinaria (CIG) per quei lavoratori che sono impiegati in luoghi non protetti, esposti al sole, oppure in luoghi dove si produce forte calore. Se in questi luoghi le temperature superano i 35 gradi, si può inoltrare la domanda. Oltre alla richiesta, l’azienda deve produrre una relazione tecnica e una calendarizzazione delle giornate in cui l’attività subirà la riduzione o la sospensione; oltre ad un elenco delle tipologie di mansioni coinvolte nell’interruzione. Ed è proprio l’ente previdenziale ad includere, nelle sue recenti note, i fenomeni climatici estremi quali fattori di infortunio, in ambienti quale una strada sottoposta alla sostituzione del manto stradale o un luogo dove si lavorano materiali che emanano un forte calore.