Ecco come i figli o altri parenti coinvolti nella successione possono scoprire se sono i nuovi intestatari dei debiti trasmessi. Quali servizi esistono
Oggigiorno non è un mistero che, in molte famiglie, la presenza di un reddito sia condivisa da più persone. Non ci sarebbe nulla di male né di strano, se non fosse per la difficoltà a produrne altri. Anzi, il rischio dietro l’angolo è quello di vedersi ridurre gli orizzonti reddituali; basti pensare all’odierno costo della vita e al calo del potere di acquisto. La riduzione della spesa è proporzionale alla inadeguata entrata di uno stipendio o di una saltuaria misura di supporto.
Spesso, misure analoghe al Reddito di Cittadinanza o agli odierni supporti formazione e lavoro, o ancora all’Assegno di Inclusione, sono strumenti provvisori, suscettibili di adeguamenti al ribasso che coinvolgono le aspettative future. Certamente può esserci anche il caso (o similare) a complicare le cose, tramite un triste evento che può colpire direttamente un membro della famiglia: un lutto.
Le ripercussioni di un lutto in famiglia non sono soltanto affettive, se il fato ha colpito direttamente il titolare dell’unico reddito a sostegno dell’intero nucleo familiare. Per i familiari superstiti, diventa una grave questione di sostentamento. Se il de cuius era titolare di un trattamento pensionistico, l’INPS da la possibilità, ai familiari a carico, di beneficiare di una quota per ciascuno di loro: si parla della pensione di reversibilità.
I primi soggetti a beneficiare della prestazione sono i figli e l’altro coniuge a carico; altrimenti, se il nucleo così composto, da fratelli, sorelle e genitori a carico. L’eredità segue una priorità di assegnazione analoga, la quale, in assenza di un testamento, viene distribuita dalla normativa fino al sesto grado di parentela. Tuttavia, i legittimi eredi hanno un tempo di 10 anni per manifestare la loro accettazione.
Una volta accettati i beni assegnati, gli eredi sono chiamati a regolarizzare sotto il profilo tributario la nuova condizione, trasmettendo all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di successione e versando la relativa imposta di successione. Può capitare che alcuni di questi eredi non sappiano che i loro genitori, ad esempio, o gli ascendenti, abbiano lasciato delle posizioni debitorie attive.
In proporzione alle quote, anche i debiti vengono proporzionalmente suddivisi. Quando dietro un debito sussiste un’ipoteca, l’erede è chiamato per intero a rispondere del suo pagamento. L’ipoteca risulta infatti non divisibile, ma l’erede ha a disposizione la ripetizione delle somme pagate oltre la sua quota agli altri coeredi; stessa compensazione avviene anche quando il debito viene estinto da uno dei successori per una somma superiore alla quota.
Tale recupero sugli altri eredi (coeredi) avviene con l’azione di regresso. Le conseguenze del prolungamento del debito non escludono il pignoramento dei beni. Oltre l’ipoteca, tra i debiti trasmissibili vi sono le garanzie firmate dai genitori in sede di fideiussione, oppure nella convivenza tra figli e genitori. Tra i debiti non trasmissibili, vi sono le sanzioni amministrative e tributarie, le sanzioni penali, i debiti di gioco, i debiti prescritti, gli assegni di mantenimento.
Per scoprire l’ammontare dei debiti, eventualmente prima di valutare la rinuncia all’eredità, si può verificare la presenza di debiti accumulati dal defunto, attraverso l’Agenzia delle Entrate. È sufficiente richiedere l’estratto di ruolo presso la sezione Riscossione, inviando un’e-mail o recandosi allo sportello più vicino alla residenza del de cuius. Il documento rilasciato riporterà eventuali cartelle notificate, completo di importi e causali.