Quali sono le conseguenze del mancato pagamento dell’affitto al proprietario dell’abitazione, che cosa si rischia
Tante famiglie si trovano con un onere sempre più gravoso, nelle grandi come nelle piccole città italiane, l’affitto della casa. Non è raro che nuclei familiari alle prese con inflazione galoppante, nonostante gli indici siano in calo, i prezzi di generi alimentari e benzina sono in rincaro, e stipendi esigui, non riescano a far fronte all’impegno mensile con l’affitto.
D’altra parte il diritto del proprietario a ricevere quanto stabilito dal contratto non può essere messo in discussione e la norma prevede una serie di passaggi prima di arrivare a soluzioni estreme. Purtroppo queste situazioni sono sempre più frequenti e le famiglie coinvolte si trovano spesso in seria difficoltà, in questa casi la mancanza di politiche abitative serie si va molto sentire.
Affitto al proprietario non pagato, effetti
Diciamo subito che in caso di mancato pagamento del canone di affitto per la legge ci sono 20 giorni di tolleranza prima di far scattare delle conseguenze per i morosi. Significa che l’inquilino può pagare la rata mensile dell’affitto entro 20 giorno dalla scadenza senza rischi concreti. Ma superata questa soglia il proprietario può agire in giudizio verso l’affittuario moroso.
Le procedure contro il conduttore (colui che ha in affitto la casa) possono iniziare, quindi, anche dopo un solo mancato pagamento che superi il periodo di tolleranza di 20 giorni. Superato il limite quindi possono iniziare le procedure di sfratto che tuttavia sono abbastanza lunghe. Lo sfratto vero e proprio non è immediato e arriva solo se non sono possibili soluzioni diverse.
Inoltre chi non paga l’affitto non rischia solo lo sfratto al termine dell’iter previsto, deve anche saldare quanto dovuto al proprietario dell’immobile. Il proprietario per ottenere il suo credito, può infatti arrivare a chiedere il pignoramento dei beni degli inquilini morosi, compresi stipendio e pensione. Comunque il procedimento è lungo è l’inquilino moroso ha il tempo per saldare il suo debito senza arrivare al pignoramento.
La prima mossa del proprietario consiste nella messa in mora del debitore con l’invio di una lettera di diffida con la quale si richiede il pagamento del debito entro una scadenza precisa, oltrepassata la quale si agirà per vie legali.
Precedimento di sfratto
Questa lettera non è obbligatoria, ma è una formalità utile a interrompere la prescrizione biennale. Il primo passo vero e proprio verso lo sfratto è la citazione in giudizio dell’inquilino che dovrà presentarsi in tribunale. Nel caso il moroso non si presenti, il giudice pronuncia lo sfratto esecutivo. Per bloccare lo sfratto l’inquilino può saldare il debito contemporaneamente all’udienza o successivamente.
L’inquilino infatti può richiedere al giudice 90 giorni di tempo per reperire il denaro, il cosiddetto termine di garanzia. Dopo questo periodo c’è una seconda udienza per verificare l’adempimento sanzionare lo sfratto esecutivo. Qualora l’inquilino non lasci l’appartamento dopo la sentenza c’è l’atto di precetto con altri 10 giorni prima dell’incarico all’ufficiale giudiziario per eseguire lo sfratto.
L’ufficiale giudiziario darà poi un preavviso di altri 10 giorni prima di eseguire lo sfratto. Questo termine indica la fine della procedura bonaria e può intervenire la forza dell’ordine per operare lo sfratto coatto dell’abitazione. L’esecuzione dello sfratto avviene anche in presenza di persone disabili, minori e anziani anche se con un periodo temporale più lungo prima della soluzione più dura.