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Cambio fornitore: cosa rischi se non paghi l’ultima bolletta

Ecco come è possibile gestire con il mercato libero il passaggio da un fornitore di energia all’altro, considerando la presenza di importi non incassati

Utenze domestiche (Foto Adobe – pensioniora.it)

In queste settimane il pensiero delle vacanze regola i ritmi delle priorità lavorative, ci si avvicina al rush finale delle incombenze prima dell’ufficializzazione delle partenze d’agosto, mentre qualcuno ha anticipato qualche giorno di riposo o frazioni di ferie per raggiungere le località del relax non ancora prese d’assalto. Sì, perché specialmente il portafoglio e una certa comodità hanno dettato nuovi “standard” di ferie e vacanze.

Tra questi ultimi, il fatto di recarsi al lavoro nel corso delle settimane d’agosto, dopo una sosta tra i giorni di luglio e un’altra programmata a settembre. Perché no, se c’è l’opportunità di spostarsi facilmente in una città nel suo consueto deserto agostano e di sbrigare occupazioni, rispondere ad e-mail (si parla specialmente di uffici) se lo si può fare nell’appagamento dell’aria condizionata. 

Cambio fornitore: cosa avviene se non si paga l’ultima bolletta

Utenze domestiche (Foto Adobe – pensioniora.it)

Certo, per molti lavoratori, al momento, è quello di rientrare alla sera e di trascorre una notte in un clima – letteralmente parlando – domestico umanamente sopportabile, con la ventola dello split in lotta con le roventi temperature che vengono a disturbare il sonno notturno, quanto la lucidità diurna. Proprio nei mesi di luglio e agosto si registrano i consumi elettrici più alti, in virtù di condizionatori, impianti di climatizzazione in piena attività per la quasi totalità delle ore della giornata.

D’altronde, quello della spesa di energia elettrica è un dato niente affatto insignificante nel quadro della odierna fotografia energetica: un contesto, questo, che ha risentito della crisi energetica del gas scoppiata più di un anno e mezzo fa, e di tutti gli effetti dell’inflazione, della speculazione dei mercati internazionali, il calo del potere di acquisto, il caro vita. Pertanto i ricordi sul caro bollette a carico di vari utenti, sono ricordi ancora vivi.

Cambio fornitore: si deve comunque pagare l’ultima bolletta?

Utenze domestiche (Foto Adobe – pensioniora.it)

Il governo Meloni ha impegnato molte risorse economiche per sostenere quelle famiglie che sono state colpite, in tal senso, da un graduale processo di impoverimento. Sin dal governo Draghi si parla di bonus bollette, oggi estesi alle famiglie numerose. Da gennaio l’abassamento delle tariffe di scambio del gas doveva assestare le bollette, producendo addirittura dei conguagli positivi, i quali hanno raggiunto solo in minima parte gli utenti coinvolti.

Nel frattempo, però, l’uscita della crisi del gas sta coincidendo con l’effetto domino dell’escalation finanziaria sull’elettricità. Qualche fornitore, come Poste Energia, ha pensato di bloccare per due mesi la tariffa, a prescindere dai consumi, facendo pagare un importo fisso mensile. Per diversi utenti, questa occasione si può trasformare nell’opportunità di trasferire l’utenza elettrica da un fornitore ad un altro.

Prima di iniziare a risparmiare, è doveroso però verificare se sono stati chiusi tutti i conti col vecchio fornitore. Tuttavia, il mercato libero permette di passare ad un’altra società nonostante le morosità. Il mancato pagamento entro la scadenza attiva la procedura di messa in mora e invia un sollecito di pagamento. Superati i termini previsti di restituzione dei debiti dovuti il distributore può procedere alla sospensione della fornitura. 

Da questo punto di vista, il mercato libero incentiva il turismo energetico, nonostante il cambio di fornitore permette di chiudere il precedente contratto con una fattura insoluta e aprirne un altro. Di fatto, però, la morosità dev’essere chiusa: per capire di che entità è il debito, l’utente può richiedere il CMOR (corrispettivo di morosità), relativo alle fatture non pagate negli ultimi 3 mesi.

Le bollette sono prescrivibili entro 2 anni; dunque se il fornitore non inoltra nessun’altra comunicazione, si può procedere alla richiesta di annullamento. Prima, si può contestare il CMOR, con reclamo formale al quale il fornitore deve dare risposta entro 40 giorni. Senza riscontro, l’utente può rivolgersi all’Autorità, ma nel frattempo deve procedere al pagamento, che potrà recuperare con un’azione giudiziaria.

 

Pubblicato da
Roberto Alciati