Quanto tempo ha l’inquilino per rimanere dentro la casa prima che venga convalidato uno sfratto? Ne esistono diverse tipologie
L’esecuzione di uno sfratto è un momento sempre poco piacevole. Sia per gli inquilini che per il proprietario che si vede costretto, per diversi motivi a non mettere più a disposizione la casa per uso locativo. In passato in Italia tra l’avvio della procedura di sfratto e l’effettiva riappropriazione della casa da parte del proprietario potevano passare anni. La burocrazia era piuttosto lunga e farraginosa. Specie se si parlava di persone anziane o in stato di difficoltà economica.
Anche se si tratta di rispettare le leggi, mettere in mezzo alla strada una famiglia non è un’operazione che il tribunale effettua volentieri. Esistono diverse tipologie di sfratto. Una sola delle quali è forzosa e può arrivare in extremis all’intervento della polizia e dell’ufficiale giudiziario. Chi viene sfrattato, può opporsi davanti al tribunale e apporre delle motivazioni per rifiutare la sentenza. Il giudice, In seguito a differenti udienze, può convalidare o meno la sentenza di sfratto. Per ogni tipologia esistono delle procedure differenti.
Le diverse tipologie di sfratto
La prima tipologia di sfratto, la più comune, è quella in cui l’inquilino sia costretto a lasciare l’appartamento per la decadenza del contratto. Difatti le formule più comuni di locazione sono a tempo determinato con rinnovo automatico. Esistono sia il 3 + 2 che il 4 + 4. Ciò significa che l’affitto ha il totale di 5 o 8 anni, ma che anche nello step intermedio in locatore può richiedere indietro l’appartamento, previo preavviso di sei mesi con motivazione giustificata.
Al termine del contratto, il locatore può mandare via l’inquilino senza motivazioni ulteriori richieste. Rimane ferma la condizione di avvertire tramite raccomandata con ricevuta di ritorno 6 mesi prima della scadenza del contratto In caso contrario, se la raccomandata non arriva per tempo, il contratto viene automaticamente rinnovato per altri quattro anni minimo.
In maniera simile, se il proprietario ha necessità di avere la casa indietro prima della scadenza conclusiva del contratto, nel passaggio intermedio può richiedere che l’appartamento venga liberato dall’inquilino. In quel caso il giudice può decidere se convalidare o meno per le giuste motivazioni determinate dalla legge la sentenza di sfratto.
Cosa succede quando avviene la morosità
Situazione più complessa è quando l’inquilino si trova in condizioni di morosità. Dai 15 giorni successivi al mancato pagamento il proprietario deve inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno per sollecitare il pagamento del canone mensile. Se il pagamento non viene onorato, può attivare la sentenza di sfratto per morosità, a seguito della quale ci saranno diverse udienze in tribunale.
Se lo sfratto forzoso viene convalidato e l’inquilino non paga le rate o non si presenta, subentra l’ufficiale giudiziario che attraverso l’operato della polizia può far cambiare la serratura alla porta di modo che l’inquilino non possa più entrare. Nel caso invece in cui l’inquilino sia intenzionato a pagare, può richiedere una rateizzazione o una dilazione dei pagamenti nell’ordine di 3-4 mesi di tempo. In questo caso lo sfratto forzoso non viene eseguito.