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Bonus e Incentivi

Chi ha la Naspi può avere anche l’assegno unico?

Numerosi beneficiari dell’indennità di disoccupazione, anche chiamata naspi, si chiedono se possono aver diritto all’assegno unico per i figli. l’INPS risponde con un messaggio specifico

Disoccupato (Foto da Pixabay) – pensioniora.it

Dal 2015, tutti i lavoratori dipendenti che hanno perso involontariamente l’impiego possono richiedere l’indennità di disoccupazione, altresì chiamata Naspi. Essa spetta anche nei casi di licenziamento per giusta causa. Ne sono beneficiari tutti lavoratori che non hanno più un impiego a prescindere dalla loro volontà. In queste categorie rientrano anche le scadenze senza rinnovo dei contratti a tempo determinato, il licenziamenti con giusta causa, e le dimissioni involontarie, ovvero quelle condizioni nelle quali il lavoratore è costretto a dimettersi a causa di condizioni incompatibili con la propria professione.

Indennità di disoccupazione può essere richiesta dall’ottavo giorno successivo alla cessazioneone del rapporto di lavoro. Essa spetta massimo per 24 mesi, e successivamente al terzo mese l’importo viene progressivamente scalato fino ad arrivare a zero. Gli over 55 possono usufruire della misura piena della naspi fino al settimo mese. Per misura piena non si intende l’importo intero dello stipendio, ma il 75% della media degli ultimi stipendi. Questo tipo di sostegno può essere compatibile o incompatibile con altre prestazioni INPS. E per quanto riguarda l’assegno unico?

Assegno unico e Naspi, sono compatibili?

Assegno unico (Foto da Pixabay) – pensioniora.it

La risposta è semplice e diretta: sì. L’indennità di disoccupazione, altresì chiamata Naspi, è compatibile con la richiesta dell’assegno unico per i figli. Questo perché sono misure che provengono da due condizioni differenti. La prima è l’indennità per aver perso il posto di lavoro ed è temporanea. La seconda è un supporto universale per tutte le famiglie con i figli. A prescindere dal reddito o dalla condizione. Per migliorare l’assegno mensile si deve inviare il documento ISEE, e quale insieme alla scala di equivalenza decretata dal i componenti del nucleo familiare, contribuisce a stabilire l’importo finale.

I percettori di assegno unico che non hanno consegnato il documento ISEE in corso di validità per il 2023 entro il 30 giugno, non avranno diritto agli arretrati dal mese di marzo. La prima scadenza importante è stata il 28 febbraio 2023. Entro quella data il genitore richiedente doveva inviare l’ISEE in corso di validità. In caso contrario la prestazione sarebbe stata sospesa. Mentre chi ha provveduto ad inviare l’ISEE non ha avuto necessità di ripresentare nuovamente la domanda formale all’INPS se già ne era beneficiare o nel 2022. Cosa è cambiato nel 2023.

Le maggiorazioni sull’assegno unico

Licenziamento (Foto da Pixabay) – pensioniora.it

La manovra 2023 ha inserito tra le varie voci di spesa un plafond milionario per aumentare l’importo dell’assegno unico a vantaggio delle famiglie in determinate condizioni. A beneficiare della maggiorazione da 85 euro a 15 euro al mese sono in primis le famiglie numerose, altresì dette e famiglie con oltre due figli minori a carico. A determinare l’importo dell’aumento è ovviamente l’ISEE.

La famiglia numerosa potrà usufruire della maggiorazione piena con un indicatore di reddito equivalente o inferiore ai 15mila euro. Valore che va a scalare manomano fino arrivare ai 40mila euro di reddito. Da quella cifra in poi si percepisce il minimo aumento, ovvero 15 euro al mese. Altro aumento è previsto per i genitori con figli minori i quali svolgono entrambi una professione. Per loro l’assegno unico è stato aumentato di 30 euro al mese. Anche i percettori di Naspi rientrano in questa categoria. Il testo legislativo li pone nelle stesse condizioni di un genitore lavoratore.

Pubblicato da
Giulia Borraccino