L’INPS annuncia la pubblicazione per l’ottenimento di questi servizi dedicati alla carriera di studio dei figli di questi dipendenti. Di cosa si tratta
Come spesso accade di incontrare nelle righe dell’informazione, non c’è tema del lavoro senza il tema delle pensioni; e viceversa. Non soltanto perché il primo rappresenta la prima prerogativa contenuta nella Carta costituzionale e il secondo il diritto più correlato nel contesto di un epilogo dignitoso nell’ultima fase della vita di una persona e lavoratrice. Senza il lavoro, non c’è pensione; o meglio, un magrissimo trattamento sociale, e un operoso quanto continuo raccattare misure di supporto economico.
Per la previdenza italiana non può esserci lavoro senza pensione, a meno che non si sia lavorato per anni nell’irregolarità con un lavoro a nero. Come è noto, l’età e una quanto più possibile lunga carriera lavorativa sono gli ingredienti fondamentali per ottenere, dopo il riconoscimento del congedo, un assegno pensionistico all’altezza delle sfide poste dalla terza età (sebbene troppo spesso si renda necessario il finanziamento di un trattamento previdenziale integrativo).
Oggigiorno, mentre la demografia nazionale subisce continue incrinature, con l’età media della vecchiaia che sale sempre di più, le nascite calano drasticamente e le giovani forze lavoro di “rimpiazzo” non sono sufficienti o non sono facilmente collocabili se non prima di uscite anticipate da parte dei lavoratori in prossimità della pensione. Un compito difficile per le casse INPS, quello di onorare tutti i trattamenti in un contesto dove entrano meno contributi derivati dalle trattenute fiscali.
Di fatto, se un giovane lavoratore, in passato, poteva accedere al mercato del lavoro in tempo per avere in procinto della pensione una buona fetta di vita davanti per godersi la pensione, oggi, oltre alla difficoltà occupazionale nel dare linearità alla carriera, si aggiunge la lunga carriera di studio, la cui fase di perfezionamento vede un allungamento graduale che spesso non si concilia con l’età richiesta dagli impieghi.
Al contempo lo studio è l’altro diritto tutelato sulla Carta e periodicamente supportato, dal punto di vista qualitativo, con l’assegnazione di borse di studio per i più meritevoli. Incentivi sacrosanti in un quadro che vede il livello universitario italiano tra i più competitivi al mondo, ma al contempo in grado di “sfornare” un numero annuo di laureati al di sotto della media dei Paesi occidentali.
Quando i conti lo permettono, lo Stato interviene economicamente per dare maggiori sostanze agli incentivi proprio riguardanti lo studio. Come, ad esempio, rappresenta la recente pubblicazione dei bandi per l’accesso a borse di studio e non solo, destinati ai figli dei dipendenti e pensionati della Pubblica Amministrazione. Si tratta di tre bandi che scadranno nei mesi di luglio e settembre 2023; ovverosia: borse di studio per corsi di lingue in Italia; posti in ospitalità residenziale presso strutture INPS, CampusX e Collegi riconosciuti dal MIUR; posti residenziali in convitto e “dopo scuola” in semiconvitto, presso strutture INPS.
I soggetti che possono partecipare al bando relativo alla frequenza di corsi di lingue, utili a sostenere gli esami per la certificazione del livello di conoscenza della lingua secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento, sono: figli e orfani equiparati dei dipendenti e pensionati della PA iscritti alla Gestione Unitaria o alla Gestione Dipendenti Pubblici (GDP). L’inoltro delle domande è in modalità telematica: dal 20 luglio al 1° settembre 2023. Per l’assegnazione di posti in ospitalità residenziale e quella per i Convitti Strutture di proprietà INPS e per i Convitti Nazionali, le scadenze sono rispettivamente: 11 agosto; 31 luglio 2023.