Esiste un articolo del Codice della Strada che vieta lo stato di accensione dell’impianto in questa circostanza in cui si trova il veicolo. Cosa succede
In piena emergenza sanitaria da Covid-19, mentre le esistenze si riflettevano nelle neo abitudini prodotte dal confinamento domestico tra la riscoperta di piccoli piacere e l’acuirsi delle dure dialettiche casalinghe in cattività, si riscopriva, fuori dalle finestre, un paesaggio insolitamente diverso, rispetto a quello vissuto nella cosiddetta “normalità”. Troppo facile sottolineare quanto gli occhi sono stati liberati dalla vista dell’insostenibile traffico di tutti i giorni.
L’esperienza davvero originale è stata trasmessa dagli altri sensi a disposizione dell’essere umano: l’udito si è depurato – anch’esso dai decibel del trasporto feriale e festivo, e ha cominciato a percepire con chiarezza il canto degli uccelli, che nel frattempo hanno aumentato la loro presenza a bassa quota, permanendo con una fiducia mai così alta; l’arrivo della primavera ha invece stimolato l’olfatto con profumi pervenuti direttamente dalla natura urbana. Il tatto e il gusto, invece, sono stati oggetto della sanificazione emergenziale.
Arrivando al dunque, l’esperienza dell’epidemia, nei suoi inaspettati effetti collaterali, ha fatto emergere un differente corso dell’ambiente in cui regolarmente si vive. E differente la percezione personale di quei piccoli dettagli naturali, colpita, per così dire, da un tocco di poesia che non ha bisogno di profilassi. Pertanto, qualcuno ha trovato pertinentemente legata la questione climatica con le condizioni che possono generare alla lunga un virus di rapida diffusione, al quale non è preparato il sistema immunitario degli individui.
La crisi energetica, mutatis mutandis, ha riproposto in altri termini il tema delle fonti alternative di approvvigionamento energetico, ma più che altro sotto la declinazione geopolitica, a causa degli eventi bellici in Ucraina. Nonostante le bollette abbiano dettato nuove strade di consumi, l’imperativo politico è stato quello di non indugiare a cambiare le abitudini, in nome di una fattura dell’utenza più sostenibile, e altrettanto l’ambiente.
Terminata l’emergenza sanitaria, assestatosi il terremoto dei conti energetici in casa, il traffico automobilistico è tornato a spargere le sue polveri più o meno sottili, gli uccelli hanno di nuovo preso quota, la primavera è tornata inodore, e l’udito ha ripreso la sua marcia ridotta nel caos urbano; parallelamente, provando a risparmiare gas, il consumo si è spostato sui dispositivi elettrici; e l’aria condizionata è d’obbligo per ridare un poco di vivibilità nell’habitat domestico, come nell’abitacolo della propria auto, mentre imperversano temperature marziane.
Ebbene, sfogliando il Codice della Strada, anche l’aria condizionata ha il suo bell’articolo: si tratta del n. 157, relativo all’utilizzo dell’aria condizionata a bordo, appunto. La presenza di un articolo ad hoc significa che viene in soccorso di particolari trasgressioni in determinate circostanze. L’infrazione in oggetto riguarda il mantenimento dell’aria accesa, così come si tiene acceso il motore quando il veicolo è in sosta.
La violazione di questa norma comporta una sanzione da 223 a 444 euro. Va premesso che per “sosta“, si intende “la sospensione della marcia del veicolo protratta nel tempo, con possibilita’ di allontanamento da parte del conducente”. Dunque, è consentita l’accensione prolungata del climatizzare durante una fermata, cioè durante il breve lasso di tempo per permettere alle persone di salire e scendere dall’auto; quanto nell’interruzione della marcia di un arresto, dinanzi a un semaforo rosso o a un ingorgo stradale.