Perché la cessazione del Reddito di Cittadinanza può creare seri problemi a chi riceve l’assegno a sostegno delle spese i figli. Di cosa si sta parlando
Il mese di luglio, come ogni periodo che prelude la stasi delle vacanze o di importanti festività, sta rappresentando l’affollato incrocio di scadenze di varia natura – ovviamente sul lato fiscale e previdenziale – oltre il crocevia di diverse attività di revisione da parte degli enti correlati, ossia Agenzia delle Entrate ed INPS. D’altronde, in via eccezionale, quest’anno ha visto in luglio il “tornello” di uscita per la presentazione dei redditi.
È fissato al 20 luglio, infatti, il termine ultimo per la presentazione della dichiarazione dei redditi, primo e principale adempimento a carico dei cittadini nella veste di contribuenti. Dopo l'”ultima chiamata” alla consegna telematica, partiranno a stretto giro i rimborsi degli eventuali crediti di imposta, che includeranno dunque le somme in restituzione parziale sulle spese oggetto di detrazione e quelle relative alla rettifica di erronee comunicazioni da parte dei sostituti di imposta.
RdC, chi rischia di perdere l’assegno unico
I pagamenti dei crediti di imposta avverranno a stretto giro, partendo prioritariamente dalle restituzioni ai contribuenti che hanno provveduto alla consegna telematica dei modelli 730 precompilati; per tutti gli altri, il processo relativi ai pagamenti si svolgerà da agosto e fino alla fine di settembre. Al contempo, con l’inizio dei rimborsi, si apre il calendario della rateizzazione del pagamento delle tasse, con la prima data di scadenza al 31 luglio 2023, la quale prevede il pagamento di un interesse dello 0,40% del dichiarato.
Nel mese di luglio, però, stanno procedendo le revisioni delle misure economiche di supporto da parte dell’INPS, inglobando, oltre ai recenti aggiornamenti ISTAT legati agli indici inflazionistici, anche le ultime variazioni ISEE acquisite. Pertanto, si sta procedendo al pagamento, là dove si riscontrano, gli importi derivanti da conguagli positivi. Si tratta di un altro aiuto alle fasce di popolazione meno abbienti, con un particolare focus sulle famiglie.
I nuclei familiari più difficoltà – per intenderci, quelli che con molta probabilità sono fuori dall’obbligo della dichiarazione dei redditi perché hanno poco o nulla da dichiarare al Fisco – si stanno confrontando oggigiorno col passaggio di consegne dal Reddito di Cittadinanza agli strumenti della nuova MIA, la misura di inclusione attiva: il Supporto Formazione e Lavoro; l’Assegno di Inclusione.
RdC, quando si potrebbe perdere l’assegno unico
Il primo strumento è indirizzato ai soggetti occupabili, ovvero ai lavoratori di età compresa fra 18 e i 59 anni, con un reddito ISEE annuo fino a 6mila euro. Il secondo sussidio va invece ai soggetti non occupabili, cioè minore, disabili e over 60. A questi ultimi corrispondono i soggetti che percepiscono fino a luglio il vecchio RdC: coloro vedranno prolungarsi la precedente misura fino a dicembre, assieme ai percettori che hanno iniziato a ricevere i pagamenti nell'”ultima chiamata” di giugno.
Ancor prima della definitiva cessazione del RdC dal 1° gennaio 2024, tale passaggio avrà un importante riflesso nell’ambito della cumulabilità del supporto economico con la misura familiare ad hoc dell’Assegno Unico e universale. Quest’ultimo non verrà erogato più d’ufficio: scaduti i 7 mesi di erogazioni da RdC, occorrerà presentare una nuova domanda di riconoscimento: la scadenza è l’ultimo giorno del mese di competenza del Reddito di cittadinanza.Anche per coloro che stanno fruendo di residue integrazioni del Reddito, verrà interrotto l’AUU, con la necessità di inoltrare una nuova richiesta: sempre entro l’ultimo giorno del mese di competenza del RdC.