I percettori non italiani ma residenti in Italia continueranno a ricevere il loro contributo entro questi termini previsti dal passaggio alle nuove misure
Nonostante il caldo e una gran voglia di vacanza, anche il mese di luglio si rivela un mese pieno di impegni sul fronte del Fisco e della previdenza. Pertanto, come ogni tradizione non scritta, prima del fatidico periodo delle ferie, gli uffici dell’amministrazione pubblica sono impegnati su vari fronti di soddisfacimento dei bisogni a carico dei cittadini. D’altronde, la crisi economica si mantiene una costante fissa nelle vite e il caro vita è lì a ricordarlo tutti i giorni.
Di fatto, oltre a confrontarsi con gli esborsi per la sua sussistenza, in questo stesso periodo sta altresì chiudendo i conti con un adempimento ineludibile, il quale aprirà un altro fronte di spesa nell’arco dei prossimi mesi dell’anno, fino oltre le porte dell’inverno. Si sta parlando della presentazione della dichiarazione dei redditi, primo e principale appuntamento dell’anno per i cittadini che obbligatoriamente ricoprono il ruolo di contribuenti.
Ancora pochi giorni ed anche la presentazione della dichiarazione dei redditi diverrà un appuntamento spuntato sul calendario fiscale. Sì, perché il termine ultimo di invio telematico dei modelli 730 e 740 Unico è per il 20 luglio 2023. È vero anche che a stretto giro partiranno i pagamenti, da parte dell’INPS, degli eventuali rimborsi relativi ai crediti di imposta. Sarà dunque l’occasione per ricevere la restituzione di una parte delle somme relative alle spese detraibili, quanto per rettificare eventuali importi erronei comunicati dai sostituti di imposta.
Al contempo partirà il calendario delle diffuse rateizzazioni applicate all’esborso delle tasse sui redditi dichiarati. In un certo senso, la dichiarazione dei redditi, oltre ad essere la principale fonte di finanziamento da parte dello Stato, con la quale alimenta i servizi e il mantenimento strutturale a beneficio dei cittadini, per i contribuenti dovrebbe anche significare il riconoscimento di uno status al di sopra di ogni soglia di difficoltà.
Per le fasce più svantaggiate della popolazione, invece, oltre ad esserci ben poco da dichiarare e pagare, c’è ben poco da ricevere (almeno sotto il profilo del proprio reddito e delle entrate personali). Per alcuni nuclei familiari, ciò significa spesso accarezzare al ribasso la soglia della povertà. Dal 2019 l’ordinamento previdenziale si è arricchito dell’indispensabile Reddito di Cittadinanza.
Come è noto, dopo l’emergenza sanitaria per epidemia da Covid-19 e lo scoppio della crisi energetica che ha alimentato la corsa all’inflazione, il governo Meloni ha deciso di riporre gradualmente il cantina tale strumento per sostituirlo con due nuovi strumenti di sostegno, sommati nell’acronimo MIA, la nuova misura di inclusione attiva. Tali supporti stanno esordendo proprio in queste settimane di luglio e sono: il Supporto Formazione e Lavoro e l’Assegno di Inclusione.
Il primo è destinato ai cosiddetti soggetti occupabili, ossia i lavoratori di età compresa tra i 18 e i 59 anni, in possesso di un ISEE familiare fino a 6mila euro all’anno. Il secondo strumento, invece, viene assegnato ai soggetti non occupabili, ossia i minori, gli over 60 e i disabili. Per il vecchio RdC, si è davvero agli sgoccioli: chi lo riceve da gennaio, luglio rappresenta l’ultimo mese di erogazione; mentre per gli ultimi chiamati di giugno, l’ultimo pagamento cadrà a dicembre.
Chi dovrebbe ricevere l’ultimo pagamento nel mese in corso, ma è inabile, minore ed over 60, il precedente supporto è stato prorogato fino a dicembre. Lo stesso trattamento è valido per gli stranieri che ricevono il RdC, ossia coloro risiedono in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa, fornendo prova della sua presenza sul territorio anche in assenza di iscrizione anagrafica.