Ancora+non+ti+%C3%A8+arrivata+la+Naspi%3F+Cosa+sta+succedendo
pensioniorait
/2023/07/17/non-arrivata-naspi-sta-succedendo/amp/

Ancora non ti è arrivata la Naspi? Cosa sta succedendo

Quali possono i problemi che causano il mancato arrivo della Naspi, ecco quelli che potrebbero essere i motivi del ritardo

Indennità disoccupazione (Foto Adobe – pensioniora.it)

Si stanno verificando  dei ritardi nei versamenti della Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego, la Naspi, che suscitano molto allarme  tra i beneficiari del sussidio. In realtà i rinvii nei pagamenti della misura non sono rari. In più va sottolineato che non esiste un vero e proprio calendario negli accrediti.

In genere l’Inps effettua i pagamenti a partire dal giorno 7, ma l’inizio dei versamenti è solo indicativo. Gli accrediti si spalmano in giorni diversi non seguendo una regola determinata e anche l’ultimo giorno del mese può essere quello deciso per l’accredito. Si può dire che gli accrediti diventano più regolari a partire dal terzo mese di fruizione. Una differenza che si può certamente fare è tra versamenti della prima mensilità e dell’ultima mensilità e quelli dei mesi rimanenti.

Quando ci sono i pagamenti della Naspi

Inps (Foto Adobe – pensioniora.it)

Se a luglio si aspetta il pagamento della prima mensilità i ritardi potrebbero essere determinati da errori  nella stesura della richiesta, mentre per l’ultimo versamento si deve ricordare che L’Inps attua spesso dei blocchi preventivi proprio alla conclusione della misura. Dunque in caso di ritardo in altre mensilità si può quasi certamente  parlare di rinvii generati da rallentamenti nelle lavorazioni. Si può solo pazientare in attesa del bonifico.

Ecco qualche caso di irregolarità o sbaglio nella stesura dell’istanza che potrebbe aver causato il ritardo nell’accredito della prima mensilità. Tra i motivi più ricorrenti la mancata sottoscrizione della Dichiarazione di Disponibilità immediata al lavoro (Did) o del Patto di servizio personalizzato. Oppure l’omesso invio del datore di lavoro di tutti i dati dei contributi EMENS.

Un’altra situazione comune è il mancato invio del datore di lavoro della contestazione all’Inps, in caso di indennità richiesta dopo dimissioni per giusta causa. Altro errore comune che capita nel caso di contratto a tempo determinato, è non allegarlo alla richiesta di indennità,; infine il rinvio può dipendere dalla mancata comunicazione del permesso di soggiorno nel caso di lavoratore non comunitario.

Per il ritardo nel pagamento della prima mensilità è utile verificare lo stato della domanda nel portale dell’Inps, ricordando sempre che l’importo del primo accredito è ridotto rispetto agli altri poiché copre un numero di giorni minore di disoccupazione.

Altre informazioni di cui tener presente

Inps (Foto Adobe – pensioniora.it)

Un sistema utile è la schermata “Utilizza lo strumento” della piattaforma Inps. Per accedere si ricerca la pagina sulla home del sito istituzionale e poi si entra con le credenziali Spid, Cie e Cns. Altro modo per verificare lo stato della domanda è controllare il fascicolo previdenziale del cittadino. Anche in questo modo si entra con credenziali personali, cercando nei vari elenchi la voce “Disoccupazione non agricola”, dove appaiono nelle note i dati sui pagamenti.

Se l’ultima mensilità dell’indennità appare bloccata, occorre seguire una procedura diversa. Si va nella pagina “Utilizza lo strumento” del sito Inps, poi nella sezione Naspi  e si preme ancora “utilizza lo strumento”. Ora si entra con le credenziali personali e si clicca su “Invio comunicazioni”, poi su “Eventi che influiscono sui pagamenti”, poi su “Tipo di evento da comunicare”, su “Altro”, su “Avanti”. A questo punto occorre scrivere “richiedo sblocco ultima mensilità Naspi” nel campo centrale che appare. Si preme su “Avanti”, si conferma con Ok, si salva e si esce.

Infine se le mensilità non pagate sono diverse dalla prima o dall’ultima può dipendere dalla omessa presentazione del modello Naspi.com con una nuova attività lavorativa, dall’inizio del periodo di congedo per maternità; dalla domanda dell’indennità di malattia entro 60 giorni dalla fine del rapporto di lavoro.

Pubblicato da
Vincenzo Pugliano