Una nuova riforma permetterebbe di difendersi maggiormente da eventuali pignoramenti, ecco tutte le novità al riguardo
A chiunque, a causa di particolari difficoltà economiche, può succedere di non riuscire a ripagare un debito. Debiti che possono essere legati alle più disparate situazioni, si pensi al mancato pagamento di un mutuo o a debiti di tipo fiscale. In tutti questi casi il debitore viene meno ad un accordo, che di conseguenza fa nascere per il creditore il diritto di chiedere un pagamento forzato del debito originario.
Oltre a sanzioni ed interessi, il debitore rischia principalmente un’azione coattiva sul suo patrimonio personale: il pignoramento. Evitarlo e difendersi da esso, fino ad oggi, risultava molto difficile, ma con una nuova riforma qualcosa sta per cambiare. Scopriamo quali sono le novità per questo tema delicato quanto spinoso.
Che sia una decisione del tribunale o di un altro soggetto, il pignoramento è in genere la soluzione finale per il creditore di richiedere in maniera forzata il pagamento del proprio credito da parte del debitore. Qualsiasi siano le ragioni, in questi casi il patrimonio personale del debitore è fortemente messo a rischio a causa proprio di questo pagamento insoluto.
Il pignoramento non lascia spazio al debitore di difendersi in quanto non potrà opporsi ad esso, o almeno la situazione era così fino all’approvazione della nuova riforma Cartabia. Quest’ultima prevede, innanzitutto, nuovi sistemi a protezione del creditore, creando un accorto tra Ministero della Giustizia ed Agenzia delle Entrate, permettendo così agli ufficiali giudiziari di snellire i procedimenti di accesso alle cosiddette banche dati.
Le banche dati permettono di individuare telematicamente i beni disponibili del debitore così da poter capire se questi possono essere interessati dal pignoramento. Non importa se sono beni materiali o conti correnti, le autorità grazie a questo sistema potranno individuare facilmente i beni da inglobare nel pignoramento. Un aiuto importante per i creditori, ma che al contempo può ritornare utile anche al debitore, che grazie ad esso potrà difendersi in maniera più semplice.
Il pignoramento, in quanto azione legala forzata, non è immediato, ciò significa che non scatta immediatamente al momento del mancato pagamento. Il creditore ha bisogno di tempo per dimostrare che dopo continui solleciti il debitore si rifiuta ancora di pagare, una procedura che può durare mesi e mesi, se non addirittura anni. Per questo motivo il debitore ha molto tempo per iniziare a difendere il proprio patrimonio.
Un debitore che, ipoteticamente, salta il pagamento di una rata, e supera anche il limite di 30 giorni previsto dalla legge, non rischia un’azione legale immediatamente, anche nel caso in cui pagasse con elevato ritardo la rata in questione. Le conseguenze scattano solo nei casi in cui il ritardo superi i 180 giorni, limite superato il quale il creditore può avviare un procedimento legale a causa dell’inadempimento prolungato.
Il creditore potrà richiedere in questo caso un decreto ingiuntivo rivolgendosi al Tribunale. Se il debitore continua a non rispondere ad eventuali solleciti e a seguito di decreti ingiuntivi e atto di precetto, il creditore potrà avvalersi del pignoramento. Il mancato pagamento da parte del debitore può essere l’occasione però per lo stesso di ricevere un nuovo piano di rateizzazione, più vantaggioso e sostenibile. Al debitore, nel caso di debiti con il fisco, è data anche la possibilità di rottamare il debito attraverso un abbattimento del debito fino ai mille euro. In questo modo il debitore può evitare il pignoramento e regolare la propria posizione tributaria.