La legge bilancio di quest’anno ha imposto numerose limitazioni all’opzione donna. In particolare ad alcune categorie di lavoratrici che possono accedere a questo tipo di pensione anticipata
La pensione anticipata è un miraggio specialmente per le persone che hanno difficoltà oltre ad una certa età a portare avanti il proprio lavoro. Al punto che determinati soggetti preferiscono andare in pensione prima con una cifra più bassa. Sono diverse le soluzioni che negli anni si sono susseguite per l’abbandono del lavoro prima dei 67 anni. E in ogni caso l’opzione donna, un tipo di vantaggio per le donne lavoratrici al di sopra dei 58 anni, è stata riproposta annualmente negli ultimi anni. Nonostante la misura sia provvisoria e non strutturale. Ciò fa attendere che a meno di eventi inaspettati, anche il prossimo anno ci sarà nuovamente l’opzione donna.
Per ottenerla e farne richiesta in un determinato anno in corso, si deve aver finalizzato i requisiti stabiliti dal legislatore entro l’anno precedente. Nello specifico entro il 31 dicembre. L’opzione donna prevede diverse tipologie di lavoratrici che possono essere coinvolte da questo prepensionamento. Nonostante ciò molte donne preferiscono rimanere al lavoro fino ai 67 anni. Questo perché l’opzione donna diventa profondamente penalizzante da un punto di vista dell’assegno previdenziale. Il nuovo governo Meloni ha inserito dei tagli ulteriori a questa misura, limitando ancora di più l’accesso per molte categorie di lavoratrici.
Fino al 2022, la vecchia opzione donna consentiva alle donne di andare in pensionamento anticipato con 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti. 59 anni di età per le lavoratrici autonome. 35 anni di contributi previdenziali maturati. Tutto questo entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello della richiesta. Mentre nel 2023 le condizioni sono aumentate, e dunque coinvolgono una platea minore di lavoratrici.
La possibilità di andare in pensione prima di 60 anni, quando l’età per il pensionamento è tornata a 67, è una realtà nel 2023 per le donne che entro il 31 dicembre 2022 abbiano maturato determinati requisiti. Alcuni sono rimasti identici a quelli dell’anno precedente, altri invece sono aumentati, rendendo più difficile per le donne andare in pensione anticipata.
In ogni caso chi decide di andare in pensione anticipata con opzione donna è bene che si faccia le sue valutazioni circa l’assegno pensionistico che finisce per ottenere e che rimarrà stabile per il resto della sua vita. Nel caso non convenga, la lavoratrice può anche rinunciare alla facilitazione previdenziale.
Rimane stabile la condizione di avere 35 anni di contributi versati. Ciò che cambia è l’età e le condizioni personali della lavoratrice. Difatti, chi fa richiesta del 2023, entro il 31 dicembre 2022 deve aver maturato 58 anni di età se si trova nella condizione di essere stata licenziata o alle dipendenze di un’azienda in crisi. Stessa età per le donne con invalidità certificata o caregivers con almeno due figli avuti. Un anno in più, dunque 59 anni, per invalide e caregivers con un figlio soltanto. 60 anni per invalide senza figli. Chi non ha questi requisiti non potrà andare in pensione con opzione donna. A meno che i requisiti della vecchia versione non li abbia finalizzati entro il 31 dicembre 2021.