Le cartelle esattoriali possono portare al pignoramento di alcuni beni oltre una certa cifra. Quando il debitore rischia l’esecuzione forzosa
La cartella esattoriale è quel documento che l’Agenzia delle Entrate sezione riscossioni, fino a poco tempo fa Equitalia, invia al debitore nel momento in cui egli elude il pagamento delle tasse. E non si parla soltanto di tasse statali, ma anche di imposte comunali e regionali, in seguito alle quali, dopo numerosi solleciti di pagamento, la pratica passa direttamente nelle mani della pubblica amministrazione.
Le cartelle esattoriali sono comprensive di more ed interessi proporzionalmente al tempo di ritardo rispetto alla scadenza del pagamento. Il contribuente può ovviare tramite un ravvedimento operoso, pattuendo una sorta di tregua fiscale con l’Agenzia delle Entrate. Le misure reiterate in questi ultimi anni sono il saldo e stralcio e la rottamazione. In questo modo egli ha due vantaggi: da una parte la rateizzazione dell’importo, e dall’altra la sottrazione di more ed interessi.
Dopo un certo lasso di tempo ed oltre una certa cifra, l’Agenzia delle Entrate può attivare la procedura di pignoramento dei beni. Non è una prospettiva auspicabile per nessun contribuente, quindi si deve cercare in tutti i modi di evitarla ed arrivare a patti con il fisco. Il pignoramento può avvenire anche in seguito a debiti non pagati nel caso in cui il creditore sia un privato.
Cosa può pignorare l’Agenzia delle Entrate
La legge parla piuttosto chiaro. Quando scatta il recupero forzoso dei beni, quindi il pignoramento, l’Agenzia delle Entrate progressivamente può avvalersi di una procedura in seguito alla quale si accede direttamente ai beni del debitore per poter recuperare il debito. Iin prima battuta si tocca il conto corrente bancario, Ed in seguito anche beni mobili ed immobili. Per beni mobili si intendono le autovetture, quadri di valore o oggetti similari. Per beni immobili, si intendono le case.
C’è una differenza tra un creditore privato e pubblico. Riguarda la prima casa. Mentre l’Agenzia delle Entrate, nel caso in cui la casa di proprietà sia prima casa e abitazione principale di tutto il nucleo familiare, non può procedere al pignoramento, lo stesso non vale per un creditore privato. Nel caso di debiti di gioco o prestiti non restituiti, un privato può richiedere il pignoramento anche della prima casa. Oltre quale soglia le cartelle esattoriali portano il pignoramento dei beni?
La cifra delle cartelle esattoriali che porta al pignoramento dei beni
In seguito all’invio delle cartelle esattoriali, il debitore già si trova in una situazione piuttosto grave. Se i solleciti non vengono onorati, le cartelle esattoriali continuano a crescere in quanto more ed interessi. Superata la cifra dei 20mila euro di debito, l’Agenzia delle Entrate può attivare la procedura di pignoramento previa comunicazione al diretto interessato. Le cartelle esattoriali dopo cinque anni cadono in prescrizione. Ciò non significa che se per cinque anni il contribuente non paga può evitare di farlo per sempre. I cinque anni di prescrizione iniziano dalla data dell’ultimo sollecito di pagamento, che generalmente arriva puntualmente a casa.