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Conto cointestato: a chi va l’eredità se muore un intestatario

Che cosa succede in caso di morte di un intestatario di un conto cointestato, vediamo che può accadere per l’eredità

Conto corrente (Foto Adobe – pensioniora.it)

Un conto cointestato è  di proprietà di più titolari che l’hanno firmato. Prevede infatti la titolarità di tutta la somma giacente nel conto, quindi ognuno dei cointestatari può fare ciò che vuole della sua quota. Mentre le quote stesse sono uguali, salvo disposizioni diverse. In genere è molto utilizzato nelle famiglie, ma si trova anche in altre situazioni di accordo tra le parti.

Esistono diverse forme di conto cointestato, una prima distinzione si può fare sulla cointestazione che può essere originaria, cioè che nasce come conto cointestato  con la presenza di tutti i titolari alla sottoscrizione iniziale, o successiva, cioè un conto che inizialmente ha un solo titolare, ma che al quale se ne aggiunge un altro (o altri), in questo caso c’è la donazione di una quota.

Cosa succede a un conto cointestato in eredità

Conto corrente (Foto Adobe – pensioniora.it)

Il conto cointestato può essere a firma congiunta e per ogni operazione è necessario il consenso di tutti i titolari. Oppure a firma disgiunta e ogni titolare può operare liberamente sul conto senza il permesso degli altri. Infine ci sono i conti misti che prevedono dei limiti per le operazioni per le quali è necessario il consenso di tutti i titolari.

Nel caso di morte di uno dei cointestatari la sua quota va in successione e andrà divisa tra gli eredi. La parte del titolare superstite resta di sua proprietà e potrà continuare a usarla come preferisce. Quindi se per esempio un conto è cointestato tra 2 fratelli e uno dei due muore, la sua parte (il 50 per cento) va agli eredi, mentre il rimanente 50 resta del fratello superstite.

Ci sono tuttavia delle differenze nelle procedure di successione nel caso che il conto sia a firma congiunta o a firma disgiunta. Infatti nel primo caso l’intero è bloccato e nemmeno l’altro cointestatario può intervenire. Continuano le operazioni relative ai pagamenti delle utenze domestiche (per esempio le domiciliazioni delle bollette) e i RID per i pagamenti dei mutui per esempio. Così i risparmi presenti nel conto corrente sono fermati e non possono essere toccati.

In caso di firma congiunta quindi il deposito resta bloccato, finché sono esaurite tutte le pratiche relative alla successione. Quindi la banca deve identificare tutti gli eredi con le quote spettanti ad ognuno. Gli eredi possono diventare cointestatari del conto corrente, ma è necessario il consenso di tutti quanti e non è sempre così scontato.

Firme congiunte o disgiunte

Eredità (Foto Adobe – pensioniora.it)

Con la successione il conto si sblocca, occorre presentare in banca la dichiarazione di successione, l’accettazione dell’eredità e l’eventuale testamento. Bisogna ricordare che accettando l’eredità si accettano anche gli eventuali debiti, quindi se il conto era in passivo ne rispondono gli eredi secondo le loro quote. Dopo la successione il titolare superstite rientra nella disponibilità totale della sua quota, mentre la banca divide tra gli eredi solo la parte del de cuius.

Con la firma disgiunta il titolare ancora in vita può gestire pienamente la sua quota e addirittura fare valere la solidarietà attiva, cioè disporre della parte del defunto senza che la banca possa opporsi, essendo tenuta a rispettare le disposizioni del titolare. In questo caso gli eredi non possono contestare nulla alla banca e per ottenere la loro parte, dovranno rivalersi contro il cointestatario che ha utilizzato il denaro oltre la sua quota.

Pubblicato da
Vincenzo Pugliano