Indennità di disoccupazione Naspi è erogata ad una tipologia specifica di disoccupati. Chi si licenzia volontariamente rientra nel beneficio?
La Naspi è stata attivata nel 2015 sostituendo le precedenti prestazioni di disoccupazione relative agli episodi di disoccupazione involontaria. Essa aspetta esclusivamente ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato. Oltre ai titolari di contratto a tempo determinato ed indeterminato, sono compresi nella possibilità di richiedere la Naspi gli apprendisti, i soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative, personale artistico con rapporto di lavoro subordinato, dipendente a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni. Dal 2022 la prestazione comprende anche gli operai agricoli a tempo indeterminato dipendenti dalle cooperative e consorzi.
Mentre sono esclusi dalla prestazione i dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni. Gli operai agricoli a tempo determinato. Lavoratori titolari di assegno ordinario di invalidità qualora non optino per la naspi. I lavoratori che hanno maturato i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato. I lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per il lavoro stagionale, per i quali resta confermata la specifica normativa. Questo è quanto si apprende direttamente dal sito dell’INPS. I lavoratori dipendenti possono richiedere la naspi dall’ottavo giorno a seguito della cessazione del rapporto del lavoro. Coloro che hanno ricevuto il licenziamento per giusta causa devono attendere trentotto giorni prima di poter inoltrare la domanda.
La legge ha favorito negli ultimi anni i percettori di indennità di disoccupazione Naspi. Difatti fino a dicembre 2021, la prestazione si riduceva mensilmente del 3% a partire dal quarto mese di fruizione. Dal primo gennaio 2022, invece la prestazione iniziale è stata allungata fino al quinto mese compreso. Dunque il decalage mensile del 3%, parte dal sesto mese di fruizione. I disoccupati con 55 anni di età e superiori, possono usufruire della cifra iniziale fino al settimo mese compreso. La prestazione è erogata nella misura del 75% della retribuzione media mensile calcolata nei quattro anni precedenti la cessazione del rapporto di lavoro.
In ogni caso non può essere erogata oltre 24 mesi totali. Ovviamente nel caso in cui il disoccupato trovi una nuova collocazione lavorativa, la prestazione Naspi sarà revocata. Le donne con indennità di maternità possono sospendere la prestazione percependo l’importo pari allo stipendio prima del termine del contratto di lavoro, per poi riprendere la Naspi alla fine dell’indennità di maternità. I cinque mesi in questione non verranno conteggiati né ai fini del decalage né a quelli dei 24 mesi complessivi.
La risposta è molto semplice: no. È esplicitato in tutti i documenti legislativi che normano la Naspi che essa spetta esclusivamente ai lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro. Anche se la mancata firma del rinnovo del contratto a tempo determinato non è esattamente come il licenziamento da un contratto a tempo indeterminato, ai fini dell’indennità di disoccupazione essa è equivalente. Dunque chi decide di non rinnovare il contratto a tempo determinato non potrà richiedere Naspi. Mentre chi è stato licenziato anche con giusta causa potrà avere accesso alla prestazione di indennità di disoccupazione.