Ecco quali saranno le tipologie di lavoratori che potranno inoltrare ben prima del previsto le domande per il riconoscimento del trattamento. Quali effetti
La dimensione del lavoro rappresenta una dimensione preponderante nella vita di una persona che necessita di sostenersi e dare sostentamento al suo nucleo familiare. In Italia, il lavoro è inserito come prima prerogativa all’interno della Carta costituzionale, pertanto è riconosciuto come fattore nel quale si riflettono tutti gli altri elementi che compongono la quotidianità dell’individuo che contribuisce alla vita dello Stato in qualità di cittadino.
Parallelamente, al di fuori dell’ambito costituzionale e normativo, costituito che dalla “partita doppia” dei diritti e doveri nei confronti dei cittadini, il lavoro risulta come un ambiente governato da una moltitudine di dinamiche e variabili che condizionano la funzione del cittadino in qualità di lavoratore. Tale dinamiche sono quelle rappresentative di un mondo che si è fatto mercato del lavoro: competitività, conoscenze, obiettivi, sviluppo, razionalizzazione delle risorse, resilienza, concorrenza.
In pensione 5 anni prima: quali lavoratori possono richiederla
In un sistema di inasprita e ostinata competitività, il valore umano finisce per convertirsi da mezzo e meta in obsoleta funzione da rinverdire in una logica più similare alla rapida elaborazione algoritmica; e così, segue la rapida crescita di uno sviluppo destinato prima o poi ad arrestarsi. I ritmi della tecnologia impongono alla formazione delle forze lavoro un aggiornamento costante e continuo che non si riflette sul costante e continuo andamento occupazionale.
Insomma, l’aggiornamento delle conoscenze è necessario per realizzare un sistema tecnologico che impone ulteriori aggiornamenti ai lavoratori, mentre sale il grado della loro inutile presenza di fronte agli avanzati processi di automazione. Nel contesto dell’occupazione come strada di sussistenza della persona, ecco che l’assenza di un posto di lavoro o la precarietà nella durata dei contratti attivano i meccanismi assistenziali dello Stato.
In pensione 5 anni prima: cosa comporta questa scelta
Si parla della erogazione delle misure di sostegno quando subentra un periodo di perdita del posto di lavoro: ovvero sia, indennità di disoccupazione come la Naspi, il sussidio erogato temporaneamente dall’INPS, nei casi di disoccupazione involontaria nel lavoro dipendente. La sua durata minima è di sei mesi, estendibile a seconda del termine stabilito dal contratto nazionale della categoria di appartenenza.
Ma si tratta di misure (come anche la Dis-coll e la disoccupazione agricola) che decorrono soltanto per un tempo limitato e dunque il persistere di una condizione di disoccupazione diviene soltanto il preludio per la ricerca di sussidi come il nuovo Supporto di Formazione e Lavoro, o altri strumenti emergenziali a favore del reddito. Ma le lacune temporali senza occupazione rendono ancor più tortuoso il percorso verso la pensione.
Un percorso lunghissimo se si tiene conto che per la pensione di vecchiaia occorrono almeno 20 anni di contributi una volta raggiunti i 67 anni di età. Per agevolare l’entrata di giovani lavoratori, è stato offerto uno scivolo ai lavoratori vicini alla pensione, come l’attuale Quota 103, ossia la somma di 41 anni di contributi versati e 62 anni anagrafici compiuti. Il governo Meloni sta pensando ad un’uscita addirittura 5 anni prima del previsto, quale sistema anticipatorio nel 2024.
Tali esodi incentivati potrebbero raggiungere i 7 anni di congedo anticipato, ad ogni modo ottenuti: con un contratto di espansione, permettendo a determinate categorie di lavoratori di andare in pensione prima fino a 5 anni; tramite isopensione, il sistema di uscita anticipata dedicata a specifici lavoratori ai quali è consentito di andare in pensione prima fino a 7 anni; oppure con la trattativa privata tra impresa e singolo lavoratore. Non senza penalizzazioni sull’assegno pensionistico che nel computo finale risulta più basso.